A 20 anni si può essere più o meno sicuri del proprio avvenire, delle proprie capacità, del modo con cui si vuole iniziare a costruire il futuro. Luciano Tarullo, che di anni ne ha esattamente 20, le idee le ha già chiare da un pezzo: vuole fare musica. Scriverla, suonarla, cantarla. E siccome non è mai troppo presto per partire, ha cominciato a darsi da fare sin da subito, buttando alle spalle il dilettantismo liceale e lanciandosi in quellagognato mondo degli applausi che ha tanti accordi quanta concorrenza. Il suo primo album, 5 tracce, titolo omonimo, concluso nel maggio di questanno dopo un lavoro pignolo e appassionato, viene ora presentato in concerto al Castello medievale di Agropoli. Lappuntamento è per mercoledì 28 luglio, alle 21.30. Il desiderio di non deludere le aspettative si mischierà allemozione di un inizio.
Luciano, per questo primo album hai abbandonato il nome del tuo gruppo, The Fliners, preferendo presentarti come solista, Nome e Cognome. Perché?
Col gruppo ho vissuto degli anni straordinari e dei momenti di grande crescita, divertimento, passione. Ma allinizio di questanno ho capito che da solista la mia personalità, sia artistica che interiore, poteva respirare maggiormente. Certo limpegno è ancora più gravoso, ma è anche più grande la soddisfazione finale, tenendo conto della grande libertà di lavorare con chi si ritiene più opportuno nelle singole occasioni.
E per questesordio con chi hai scelto di lavorare?
Con dei grandissimi amici, oltre che splendidi musicisti. Emilio Di mauro alle tastiere, Francesco Cara alla chitarra, Pierfrancesco Vairo alla batteria, Antonio Brunetti al basso e Cristian Tarullo alla tromba.
Cristian, tuo fratello minore
Esatto. Abbiamo un ottimo rapporto e sono felicissimo di condividere con lui questa prima esperienza. La tromba non è uno strumento comunissimo nella musica che si ispira al rock, come la mia. Proprio per questo inserendola abbiamo dato vita a situazioni e suoni molto interessanti.
Dunque tanto rock, specialmente anni 80. E grande attenzione anche ai testi, tutti tuoi
Sì. Il mio intento è quello di unire la poeticità dei testi alle atmosfere rock. I maestri ovviamente sono i grandi cantautori italiani, da De Andrè a De Gregori, anche se cerco di essere il più personale possibile, e soprattuto di anteporre al gusto del linguaggio la semplicità e limmediatezza della forza comunicativa delle parole.
In cinque brani riesci a trattare diversi temi, cominciando dallamore. Come sono nati i pezzi?
In genere le canzoni che scrivo sono tutte figlie di esperienze personali che mi hanno segnato particolarmente e da cui ho tratto ispirazione. Le prime due tracce, Ti verrò a cercare e Un altro sole, sono due ballate damore molto sentite, a tratti struggenti. Con Tu da che parte stai invece affronto inevitabilmente il tema della delicata situazione sociale e politica attuale, sottolineando incertezze e bugie. LUltimo canto è una versione musicale molto libera de lUltimo canto di Saffo di Leopardi, mentre Il paradiso è qui, che chiude lalbum, tocca il tema della fede.
Insomma, una partenza impegnativa ma insieme semplice, spontanea.
Ci tenevo a confezionare un cd che arrivasse subito a destinazione, sia con la musica che con le parole, a pari merito. Credo che il risultato sia stato buono, anche se a giudicare dovrà essere chi lascolterà. Noi abbiamo lavorato tanto per dare il massimo, e anche se da solista, come dicevamo, il lavoro è stato sicuramente di gruppo, ed è riuscito ad arrivare alla conclusione solo grazie al nostro affiatamento e alla nostra instancabile e sempre crescente voglia di fare musica.
Giovanni Landi