Cerruti pronto a lasciare l'Agropoli. La notizia, pubblicata stamane sul quotidiano La Città, arriva come un fulmine a cielo sereno. Il presidente dei delfini lamenta la scarsa presenza di pubblico la domenica e per questo starebbe pensando di fare calcio altrove insieme al direttore tecnico Francesco Magna.Abbiamo commentato la notizia con Ernesto Rocco, caporedattore di Infoagropoli e addetto stampa dei bianco-azzurri dal 2002 allo scorso autunno. "Le dichiarazioni di Cerruti non mi sorprendono - esordisce Rocco - in linea di massima ha ragione. Tuttavia l'assenza di pubblico la domenica è principalmente colpa della società e di condizioni ambientali che si conoscevano a monte. In serie B grandi piazze hanno gli stessi spettatori dei delfini. Ad Agropoli riempi lo stadio se vinci o se entusiasmi il pubblico e nessuna delle due cose accade. Nel calcio, non a caso, alcune scelte si fanno anche solo per la piazza invece alcune fatte qui sono state del tutto impopolari. Mi riferisco, solo per fare piccoli esempi, ai divorzi con Tudisco (alla cui decisione ho preso parte) e Delli Santi amati dai tifosi, alla cacciata di Manfredini che qualcuno ha demonizzato dinanzi all'opinione pubblica ed ai mancati arrivi di Provenza e Ze Maria che comunque avrebbero potuto accendere l'attenzione sulla squadra senza tralasciare che sono grandi competenti. A ciò si aggiunga che non si è sfruttata la scia positiva della vittoria del campionato di Eccellenza, qualcuno ha mancato di umiltà e ai proclami di vittoria di agosto si è sostituita una salvezza stentata a maggio, molti quindi si sono allontanati. Alcuni di questi problemi, però, sono genetici della piazza e si sapevano a priori. Quanto alla società anch'essa ha dei limiti. Lo dimostra il fatto che tanti tifosi seguono perché amano la maglia e non contestano solo perché consapevoli che se questa dirigenza andasse via non ci sarebbero alternative forti economicamente per mantenere la serie D. Del resto gli errori sono sotto gli occhi di tutti. Cerruti si è circondato di pochi davvero legati a questi colori e di troppi che stanno dentro solo per interesse o per pubblicità personale. Quando l'Agropoli stentava in campionati regionali certi personaggi si facevano vivi solo per richiedere dei biglietti omaggio per le gare di cartello. Altri membri dello staff, invece, vengono da fuori città sono scarsamente professionali e invisi all'ambiente. Cerruti li ha scelti e ne paga le conseguenze. In realtà tanta gente di Agropoli ci starebbe anche gratis nel gruppo ma non si avvicina perché dall'esterno sembra un circolo chiuso, altri che si erano aggregati sono andati via nel vedere cose poco piacevoli. Lo scorso anno fui sorpreso nel vedere quanti giovani risposero al mio appello per dare una mano la domenica anche solo per fare da speaker o distribuire un giornalino in tribuna. Tornando a Cerruti, poi, devo rilevare che non si rende conto di aver creato dei grossi equivoci. Questo non soltanto a livello tecnico (si pensi al forzato acquisto di Palumbo quando già c'era Tarallo) ma soprattutto dirigenziali. Purtroppo ritengo che c'è chi vuole il professionismo e chi vede invece la squadra come un giocattolo. Così l'arrivo di Ronca ha creato un caos ed è stato ostacolato in tutti i modi. Una volta preso, se si credeva in lui, bisognava farlo lavorare e dargli fiducia dividendo bene i compiti tra gli altri dirigenti. Il presidente invece vuol vedere tutti felici prova a tenere tutti insieme in armonia senza rendersi conto che la situazione rischia di esplodere. Se Cerruti vuole il professionismo si affidi a professionisti e metta da parte le amicizie se nn crede nelle loro competenze, altrimenti vada avanti così con persone che comunque hanno il merito di averlo sempre tutelato (penso a Magna e Volpe). Tuttavia tenga conto che l'amore della città per la squadra dipende anche dall'operato della dirigenza poiché tutto prima o poi viene fuori e certe cose agli appassionati non fanno piacere, alcune problematiche o taluni contrasti rasentano il ridicolo. A ciò si aggiunga che gli stretti rapporti tra Cerruti-Magna e Alfieri, più volte reclamizzati, allontanano chi vede l'Agropoli una costola dell'amministrazione comunale". Per concludere un monito al presidente bianco-azzurro: "Ad Agropoli ci si sta perché si ama la città e il delfino. Se vuole andar via a fare calcio altrove queste due componenti mancano. Comunque non credo pensi davvero di lasciare, la sua è una provocazione. Gli suggerisco di andare avanti senza far proclami, di analizzare bene la situazione e a fine campionato di capire bene come strutturare la dirigenza affidandosi a chi tiene davvero a questa squadra, avvicinando giovani vogliosi di collaborare a cui andranno affiancati dei professionisti. Punti sull'organizzazione, sia più duro con soci, staff e soprattutto calciatori. Inoltre punti sul settore giovanile organizzandolo in maniera opportuna e affidandolo a persone competenti. Una volta chi faceva le giovanili amava anche la prima squadra e non vedeva l'ora di vederla sul campo la domenica. Questa passione - conclude Rocco - deve essere trasmessa anche dai loro educatori. Molti bravi e legati alla maglia oggi sono ai margini. Tornare all'Agropoli? Ho dato tutto subendo anche critiche ingiustificate. Ho scelto di andar via perché il mio ciclo dopo 12 anni era finito. Resto un tifoso".