Cultura

Agropoli 1828, racconto di un viaggiatore scozzese


Nell’archivio segreto ritrovato in un palazzo del Borgo Antico di Agropoli, Ernesto Apicella rinviene un antico libro pubblicato nel 1868 dal titolo: “THE NOOK AND BY WAYS OF ITALY” (Angoli reconditi e strade remote in Italia) di CRAUFURD TAIT RAMAGE. Lo scrittore nacque nel 1803 ad ANNEFIELD in SCOZIA. Nel 1825 si trasferì a NAPOLI come precettore dei figli del console inglese Lushington. Nel 1828 compì un viaggio nel Regno delle Due Sicilie alla ricerca di reperti archeologici e dei crudeli briganti meridionali. I suoi unici compagni furono un ombrello, un taccuino ed una matita. Così Ramage descrive il suo passaggio il 30 Aprile del 1828 per Agropoli. (…) M’incamminai lentamente lungo la spiaggia in direzione di Agropoli, che si trovava situata in fondo alla pianura dove la costa incomincia ad essere più ripida. Mi avvicinavo ai monti che si vedevano oltre la riva meridionale del golfo di Salerno. Non sono molto elevati, e neppure pittoreschi eccetto in una direzione dove s’incurvano a formare una specie di anfiteatro. Finalmente giunsi presso un fiumicello che sfociava in mare. Mentre aspettavo di essere un poco meno accaldato per attraversarlo a guado, vidi avvicinarsi due uomini sulla riva opposta; aspettai di vedere come questi se la sarebbero cavata per attraversare il fiume. Uno era un prete grasso e gioviale, il quale evidentemente non si era troppo privato delle cose buone che offre la vita, e l’altro era probabilmente il suo servo. Comunque il prete gli salì a cavalcioni e, con la tonaca tirata su fin sopra alle orecchie, si fece così traghettare. Attaccai discorso con il reverendo e gli chiesi come si chiamavano quelle mosche che mi avevano tanto infastidito; lui mi rispose che si chiamavano <tafani>, una evidente corruzione del <tafanus> dei Latini. Disse che erano dei veri e propri diavoli, e su questo ero d’accordo anch’io, e fui contento di sentire che me ne sarei liberato non appena avessi lasciato la zona paludosa. Pregai allora che mi venisse estesa la medesima cortesia che il suo servo aveva avuto con lui, e fui immediatamente trasportato sulla riva opposta con grande ilarità del prete. Volli allora offrirgli un piccolo compenso, ma egli si rifiutò di accettarlo. Incominciai ora a lasciarmi dietro la pianura e a salire su per i monti, bianchi ed argillosi dove, anche in quell’ora mattutina, il riverbero era assai spiacevole. Questi sono gli antichi monti Petelini, tra i quali cercò scampo una banda di schiavi ribelli condotti da Spartaco, dopo essere stati sconfitti dal Console Crasso nel 71 a. C. Vidi in distanza alcuni contadini al lavoro nei campi e incontrai un gruppo di donne che si spaventarono nel vedermi e fuggirono, in tutte le direzioni nel massimo scompiglio. Cosa si siano immaginate io fossi è difficile immaginarlo, né lo saprò mai perché non mi dettero la possibilità d’interrogarle. Non ritenni necessario entrare nel paese di Agropoli che si travava un poco sulla mia destra, nonostante che gli abitanti del luogo affermino che San Paolo recandosi a Roma vi si fermò e l’onorò della sua presenza; essi pretendono indicare il punto preciso dove lo Apostolo posò il piede a terra. Durante il Medio Evo, nell’anno 879 d. C., il paese fu occupato da una banda di Saraceni che vi mantennero una guarnigione per incutere rispetto agli abitanti delle terre circostanti, esiste ancora un luogo chiamato campo Saraceno. Quando essi si ritirarono, si dice che distruggessero quel poco che restava della città di Paestum. Alcune iscrizioni di lingua saracena stanno a testimoniare della loro presenza colà, nei tempi passati. Agropoli fu saccheggiata nel 1535 e nel 1542, dai Turchi, che portarono schiavi a Costantinopoli 300 dei suoi abitanti. Vidi in distanza alcune damigelle di Agropoli intente al lavoro, esse si presentavano alla mia vista come avrebbero potuto presentarsi le nostre giovanette scozzesi all’occhio del viaggiatore. Erano indaffaratissime a lavare i loro panni in un ruscello, con le vesti tirate su fin sopra le ginocchia: non mi avvicinai per non disturbarle. Si dice, ma non so quanto questo sia vero, che le ragazze qui siano già da marito all’età di dodici anni, questo sarebbe dovuto alla mitezza del clima. (…)

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