Era il 14 agosto del 2013 quando Valentina Col, 17enne romana, cade sugli scogli a Marina di Camerota dove era in vacanza con il fidanzato e alcuni amici, procurandosi un brutto trauma toracico. Da una lastra eseguita in una clinica del posto era emersa un'infrazione dell'ottava costola.
Il 21 agosto le condizioni della ragazza si erano aggravate ed era stata ricoverata all'ospedale di Orbetello, dove era morta il 25 agosto. Nei giorni scorsi era stata archiviata la posizione del radiologo dell'ospedale di Vallo della Lucania che l'aveva visitata pochi giorni prima della morte, restano invece sotto inchiesta nove medici dell'ospedale di Orbetello. I genitori di Valentina Col vogliono chiarezza e quindi il legale della famiglia ha presentato istanza di incidente progatorio.
«Quanto riportato nella cartella clinica — ha spiegato a "La Nazione" l'avvocato Alecce — non ci convince. Secondo il nostro consulente, infatti, in base agli accertamenti riportati, era un valore vicino a 3 e non a 0,5. Quando è superiore a 2,5 deve essere seguita una profilassi specifica che non è stata attivata». Ma non solo questo. «Non ci convince anche il monitoraggio — aggiunge il legale — che è stato eseguito sulla paziente. Con una frequenza non idonea ai problemi che aveva mostrato Valentina. Per finire, a nostro parere ci sono valutazione omesse su determinati esami clinici effettuati».
Il tribunale, quindi, dovrà nominare alcuni periti che insieme ai consulenti delle parti analizzino meglio i documenti che hanno accompagnato la morte della giovane pallavolista romana. Si dovrà lavorare essenzialmente sui documenti e sulle cartelle cliniche. Dopo il funerale, infatti, il corpo di Valentina è stato cremato, non sarà quindi possibile una riesumazione. Sembra però che nel corso dell’autopsia alcuni organi siano stati trattenuti. Circostanza che potrebbe permettere anche l’esecuzione di ulteriori approfondimenti.