Nel Cilento si rinnova la tradizione dell’acqua di San Giovanni, un rito antico che prevede che, nella notte tra il 23 e il 24 giugno, quindi nella notte che precede la giornata dedicata al Santo, si prepari l’acqua profumata a cui gli antenati attribuivano particolari qualità.
La tradizione
Per preparare l’acqua di San Giovanni basta raccogliere qualsiasi tipo di fiore e di piante di stagione, stando attenti a non scegliere piante e fiori velenosi o tossici, e lasciarli, dal tramonto in poi e per tutta la notte, in una bacinella o in una ciotola contenente dell’acqua, badando che vengano posizionati in un luogo scoperto ossia al chiaro di luna.
Secondo l’antica tradizione la rugiada della notte magica di San Giovanni rilascerebbe i suoi benefici ai fiori, alle piante e quindi all’acqua.
La mattina di San Giovanni bisogna lavarsi il viso con tale infuso per assorbirne tutte le qualità positive e le virtù che l’acqua ha assorbito durante la notte.
Antiche credenze
Si tratta di una tradizione legata ad antiche credenze e che, puntualmente, si rinnova in tanti paesi del Cilento come Castel San Lorenzo, paese in cui San Giovanni è il Santo patrono e dove, a riguardo, la Nova Pro Loco Castellese, presieduta da Luisa Sabetta, ha lanciato una simpatica iniziativa proprio per tenere viva tale usanza: chiunque preparerà l’acqua di San Giovanni potrà fotografarla e inviarla alle componenti della Nova Pro Loco, che pubblicheranno sulle pagine ufficiali della Nova Pro Loco Castellese le immagini delle coloratissime acque di San Giovanni.