Leo de Berardinis, uno dei più grandi talenti del teatro italiano del ‘900, nacque oggi a
Gioi nel 1940. Originario del Cilento, il Comune di
Vallo della Lucania lo ricorda con affetto, dedicandogli addirittura un auditorium.
Esordi e collaborazioni
De Berardinis fece i suoi esordi nel mondo del teatro già a vent’anni, in un teatro sperimentale con Carlo Quartucci. Successivamente, collaborò intensamente con Perla Peragallo, intervallando il loro lavoro con uno storico Don Chisciotte firmato con Carmelo Bene.
La svolta artistica
Insieme a Perla Paragano, Leo de Berardinis fondò il Teatro di Marigliano. Questa esperienza portò a operazioni di svolta, con spettacoli come “King lacreme Lear napulitane,” “Sudd e Chianto ‘e risate e risate ‘e chianto,” fino a un suggestivo “XXXIII Paradiso,” toccando autori come Poe e interpretando con passione lo sketch del “wagon lit” di Totò. Nel corso delle sue performance, de Berardinis si trasformò in figure come Keaton e Majakoskij, Petrolini e Viviani.
La carriera di Leo de Berardinis lo portò a dirigere il Teatro San Leonardo di Bologna e il Teatro Verdi di Salerno. Negli anni ’90, ricoprì il ruolo di direttore artistico anche al Festival del Teatro di Sant’Arcangelo di Romagna.
La sua morte
La sua carriera fu bruscamente interrotta il 16 giugno del 2001. De Berardinis fu ridotto in coma irreversibile a causa di un episodio di sospetta malasanità, legato a un’anestesia letale per un intervento di chirurgia estetica a Villa Torri di Bologna. Il grande artista morì a Roma il 18 settembre 2001, a soli 68 anni, con la sorella Annamaria al suo fianco.
Pochi mesi prima della sua morte, il 18 luglio 2008, a Leo de Berardinis fu assegnato il vitalizio previsto dalla cosiddetta legge Bacchelli. Questo riconoscimento speciale venne motivato personalmente dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, sottolineando l’impatto indelebile che il genio di de Berardinis aveva avuto nel panorama teatrale italiano.