Il 23 giugno del 1668, esattamente 355 anni fa, nacque a Napoli uno dei più apprezzati filosofi d’Italia, Giambattista Vico, la cui importanza è strettamente legata al Cilento e, in particolare, al pittoresco borgo di Vatolla, situato nel Comune di Perdifumo.
La biografia
Giambattista Vico proveniva da una famiglia dalle umili origini: suo padre Antonio era un libraio, mentre sua madre, Candida Masulla, era figlia di un lavorante di carrozze. Fin dalla sua infanzia, Vico si rivelò un bambino estremamente vivace, ma purtroppo subì una grave frattura al cranio che gli impedì di frequentare una normale istruzione scolastica. Nonostante ciò, egli non abbandonò l’ambizione di apprendere e proseguì i suoi studi come autodidatta, riuscendo persino a laurearsi in giurisprudenza.
Fu proprio in questa fase della sua vita che iniziò il suo legame con il Cilento. Il marchese Domenico Rocca lo scelse come precettore dei suoi figli per ben nove anni, dal 1686 al 1695.
“Andava egli frattanto a perdere la dilicata complessione in mal d’eticìa, ed eran a lui in troppe angustie ridotte le famigliari fortune, ed aveva un ardente desiderio di ozio per seguitare i suoi studi, e l’animo abborriva grandemente dallo strepito del fòro, quando portò la buona occasione che, dentro una libreria, monsignor Geronimo Rocca vescovo d’Ischia, giureconsulto chiarissimo, come le sue opere il dimostrano, ebbe con essolui un ragionamento d’intorno al buon metodo d’insegnare la giurisprudenza. Di che il monsignore restò così soddisfatto che il tentò a volerla andare ad insegnare a’ suoi nipoti in un castello del Cilento di bellissimo sito e di perfettissima aria, il quale era in signoria di un suo fratello, signor don Domenico Rocca (che poi sperimentò gentilissimo suo mecenate e che si dilettava parimente della stessa maniera di poesia), perché l’arebbe dello in tutto pari a’ suoi figliuoli trattato (come poi in effetti il trattò), ed ivi dalla buon’aria del paese sarebbe restituito in salute ed arebbe tutto l’agio di studiare. Così egli avvenne, perché quivi avendo dimorato ben nove anni, fece il maggior corso degli studi suoi, profondando in quello delle leggi e dei canoni, al quale il portava la sua obbligazione”.
Autobiografia di Gianbattista Vico
Successivamente, nel 1699, Vico tornò a Napoli, dove ottenne una cattedra di eloquenza presso l’Università. In quel periodo aprì anche uno studio privato di retorica e contrasse matrimonio.
Nel 1710, Giambattista Vico entrò a far parte dell’Accademia dell’Arcadia, ma non aderì completamente al petrarchismo predominante, orientandosi invece verso uno stile di scrittura che poteva essere considerato più vicino ad un certo purismo arcaicizzante, tipico della cultura napoletana dell’epoca, abbinato a un profondo senso di conservazione del passato.
Nel 1725, Vico pubblicò un compendio della sua opera più matura, la “Scienza Nuova” (non potendo permettersi una pubblicazione completa). Negli stessi anni, scrisse anche la sua “Autobiografia”. Nel 1735, Vico divenne storico regio.
Morì il 23 gennaio del 1744. Pochi mesi dopo la sua morte, suo figlio Giovanni riuscì a far pubblicare la terza edizione, la prima completa, della “Scienza Nuova”.
Il legame con il Cilento
Il legame tra Giambattista Vico e il Cilento è particolarmente forte. Nel palazzo Vargas, situato a Vatolla, si trova la fondazione a lui dedicata. Diverse scuole, strade e piazze di varie località sono intitolate a lui, testimoniando l’importanza e il riconoscimento che il territorio del Cilento riserva a questo illustre filosofo italiano.