Luisa Sanfelice, anche conosciuta come Luigia Sanfelice, dei Duchi di Agropoli e Laureana, è morta 222 anni fa a Napoli, l’11 settembre 1800.
Luisa Sanfelice e il legame con Agropoli
La giovane, di origini borboniche spagnole, è diventata un’eroe e un martire della Rivoluzione Napoletana del 1799. Fu condannata a morte per decapitazione dopo essere stata sgozzata dal boia con un coltello in piazza Mercato a Napoli, a soli 36 anni.
Luisa Sanfelice è stata ribattezzata “La Sanfelice” a soli 17 anni perché sposa del cugino, Andrea Sanfelice, col quale condivise il ducato di Agropoli. Ha trascorso molti anni nel Castello Angioino Aragonese ad Agropoli, dove viveva con la sua famiglia.
La storia
La modernità di Luisa Sanfelice è testimoniata dalla sua fortuna letteraria: accanto alle opere storiche di Pietro Colletta e soprattutto di Benedetto Croce va ricordato tra gli altri il romanzo che le dedicò Alexandre Dumas padre. La biografia scritta da Croce traccia la cronaca della barbarie della sua fine, che è stata vista come una vendetta dei Borbone contro la donna che ha cercato di sventare una congiura contro la Repubblica Napoletana.
In seguito all’invasione francese del 1799 e alla costituzione della Repubblica Partenopea, Luisa Sanfelice è stata libera di muoversi a Napoli e di frequentare il suo nuovo amore, l’avvocato giacobino Ferdinando Ferri. Gerardo Baccher, un ufficiale borbonico figlio di un ricco commerciante, si innamorò di lei e fu l’animatore della congiura borbonica per cacciare i francesi e porre fine all’esperimento della Repubblica giacobina.
Gerardo ha dato a Luisa un salvacondotto da usare nei giorni dell’imminente controrivoluzione per proteggerla, ma lei lo ha dato all’amante Ferdinando Ferri. I giacobini, grazie alla mossa della Sanfelice, hanno scoperto il piano controrivoluzionario e fucilato alcuni leader della congiura, tra cui i fratelli Gennaro e Gerardo Baccher.
La simbologia della Sanfelice nella storia della Rivoluzione
Questo ha segnato il declino della vita di Luisa Sanfelice. È diventata un simbolo di tradimento per i Borbone e i loro seguaci, compreso il padre dei Baccher, che ha cercato di vendicare l’esecuzione dei suoi figli. Luisa è stata processata e ha cercato di evitare la condanna a morte fingendo una gravidanza, certificata da medici compiacenti. Tuttavia, la sua finzione è stata smascherata dai medici di Palermo, dove è stata trasferita per il processo. Luisa è stata giustiziata in piazza Mercato a Napoli l’11 settembre 1800.
Dopo sessanta anni, con l’Unità d’Italia, molti storici hanno riletto i fatti e hanno riabilitarono la figura di una protagonista fondamentale della storia di Napoli, emblema della Repubblica Napoletana del 1799.