Morì 176 anni fa, il 4 luglio del 1848 in località Acquafredda di Maratea, Costabile Carducci, un eroe dimenticato della lotta per l’indipendenza italiana. Nato il 15 giugno 1804 a Capaccio Paestum, Carducci fu l’uomo che capeggiò i moti del Cilento del 1848, un periodo tumultuoso in cui l’Italia era divisa in diverse unità statuali con identità e tradizioni molto diverse, soprattutto rispetto al regno delle due Sicilie, la maggiore di queste unità.
Nonostante le differenze, l’idea di un’Italia unita e indipendente era un sogno condiviso da molti italiani, anche se l’unità “giacobina” alla francese sembrava improbabile a causa delle diverse realtà regionali. Tuttavia, ciò non impedì a Carducci e ad altri di sognare e lottare per l’unità e l’indipendenza del paese.
Spesso si ricorda la famosa spedizione dei mille, guidata da Garibaldi, che segnò un importante punto di svolta nella lotta per l’indipendenza. Tuttavia, pochi sanno che i primi segni di questo movimento rivoluzionario si verificarono nel Cilento, con due moti rispettivamente nel 1828 e vent’anni dopo.
Carducci e i moti del 1848
Nel secondo moto del 1848, Costabile Carducci si distinse come una figura di spicco. Era un sostenitore delle idee carbonare e guidava gruppi rivoluzionari nella regione. Le insurrezioni ebbero inizio a Torchiara e si diffusero rapidamente in tutto il Cilento. In quel periodo, Carducci dimostrò il suo coraggio e la sua determinazione, combattendo sempre in prima linea e convinto che l’esempio personale potesse accelerare il processo di cambiamento delle masse.
Dopo la concessione della Costituzione, Carducci assunse il ruolo di colonnello comandante nella guardia nazionale di Salerno. Tuttavia, quando la monarchia borbonica sciolse il parlamento, Carducci fu costretto a fuggire, prima a Roma e poi in Sicilia, alla ricerca di sostegno per la causa dell’indipendenza.
Il 14 giugno del 1848, insieme a Ferdinando Petruccelli della Gattina e altri rivoluzionari, Carducci tentò di organizzare altre sommosse in Calabria. Tuttavia, l’esercito borbonico repressero ogni forma di ribellione e Carducci fu costretto a cercare rifugio nel Cilento. Durante il tragitto, una violenta tempesta lo costrinse a sostare a Maratea, e il 4 luglio dello stesso anno, approdò sulla spiaggia del Porticello, vicino ad Acquafredda.
La cattura di Carducci
Fu lì che un traditore, il sacerdote Vincenzo Peluso di Sapri, che fingeva di essere alleato dei Borboni, tradì Carducci. Uccise molti dei suoi compagni e lo catturò. Successivamente, Carducci fu esposto al pubblico ludibrio e portato nella pineta di Acquafredda, dove fu ucciso con un colpo di pistola in pieno viso.
La figura rivoluzionaria di Costabile Carducci non fu apprezzata appieno fino alla sua morte, quando i suoi ideali di libertà si realizzarono nell’azione militante che aveva condotto nel Cilento. Oggi, possiamo riconoscere il suo coraggio e il suo impegno nella lotta per l’indipendenza italiana, e ricordarlo come uno dei protagonisti spesso dimenticati di quel periodo cruciale della storia italiana.