La Dia conferma: interesse dei clan su Cilento e Vallo di Diano

La relazione semestrale Traccia un bilancio della presenza e delle attività della criminalità organizzata in provincia di Salerno

Di Ernesto Rocco

La criminalità organizzata conferma la sua presenza in provincia di Salerno. A tracciare il quadro della situazione la relazione semestrale della Dia riferita al secondo semestre del 2022. 

Nella provincia di Salerno permane una pluralità di sodalizi di matrice diversa, ciascuno con una propria area di influenza e con un elevato grado di autonomia, sia con riferimento ai settori operativi, sia riguardo alle alleanze con analoghe compagini attive nei territori limitrofi. Accanto ad organizzazioni più strutturate, si assiste all’ascesa di nuovi gruppi emergenti dediti, prevalentemente, allo spaccio di stupefacenti e ad attività illecite più tradizionali, quali estorsioni e reati predatori ricorrendo talvolta ad azioni violente”, si legge.

La situazione a Salerno

Nella città di Salerno risulterebbe confermato il ruolo egemonico assunto dal clan D’Agostino, sottolineano dalla Dia, nonostante il tentativo di nuovi gruppi emergenti di affermarsi negli spazi ancora non occupati a seguito dell’esecuzione dei provvedimenti restrittivi a carico degli esponenti del clan.

A Cava de’ Tirreni, sarebbe ancora attivo il clan Bisogno, dedito prevalentemente alle estorsioni, all’usura e al traffico di stupefacenti avvalendosi anche di proprie articolazioni, tra le quali la famiglia Zullo. 

L’area nord della Provincia

In ragione della collocazione geografica al confine con la provincia di Napoli, il territorio dell’Agro nocerino-sarnese è maggiormente esposto all’influenza delle organizzazioni criminali partenopee che avrebbero stretto rapporti di collaborazione anche con i sodalizi autoctoni per agevolare il perseguimento dei comuni interessi criminali.

Principale bacino industriale della provincia salernitana, esso rappresenta l’area dove le organizzazioni camorristiche avrebbero, tradizionalmente e più incisivamente, attuato il controllo delle attività imprenditoriali e commerciali mediante strategie sempre più evolute per l’infiltrazione dell’economia legale con fini di riciclaggio.

Negli anni si è registrata una sensibile mutazione della mappa criminale della zona dovuta sia a dinamiche interne agli stessi sodalizi, sia alle incisive azioni di contrasto che ne hanno provocato la disarticolazione, favorendo la nascita di autonomi gruppi minori assoggettati a compagini più strutturate ed attive nelle limitrofe province di Napoli e Avellino. 

Relazione Dia: la Piana del Sele

La Piana del Sele si caratterizza, invece, per la presenza di fiorenti insediamenti nei settori agricolo e dell’allevamento che sostengono l’indotto industriale per la trasformazione delle relative materie prime. Accanto agli storici sodalizi autoctoni di matrice camorristica, recenti indagini hanno fatto emergere una significativa presenza di gruppi criminali stranieri, prevalentemente rumeni, albanesi e magrebini, dediti al favoreggiamento e allo sfruttamento dell’immigrazione clandestina e della prostituzione, nonché allo sfruttamento lavorativo proprio in virtù della marcata vocazione agricola di quel territorio.

A Battipaglia, evidenzia la Dia, il monopolio criminale rimarrebbe affidato ai clan Pecoraro – Renna – De Feo, il cui storico antagonismo sembra oggi mitigato da una nuova e inedita convergenza di interessi illeciti, segnatamente, nel settore del narcotraffico.

Nel Comune di Eboli, fino agli anni ‘90 sotto l’egemonia del clan Maiale, le incisive attività di contrasto hanno prima disarticolato e poi impedito la ricostituzione di nuove organizzazioni in grado di imporre la propria leadership nel territorio. Oggi, nell’area ebolitana opererebbero piccoli gruppi criminali dediti prevalentemente allo spaccio di stupefacenti, alle estorsioni e ad altri reati predatori. Recenti attività investigative confermerebbero anche la presenza di sodalizi camorristici originari della provincia di Napoli dediti al riciclaggio di denaro e, più in generale, a reati economico-finanziari, come documentato nell’inchiesta conclusa dalla Guardia di finanza che, il 14 luglio 2022, ha eseguito un’ordinanza applicativa di misura cautelare, emessa dal Tribunale di Salerno, a carico di 7 persone accusate di evasione fiscale, emissione di fatture per operazioni inesistenti e autoriciclaggio, con l’aggravante di aver agevolato il clan Moccia di Afragola (NA). 

Nel comprensorio dei Comuni di Bellizzi, Pontecagnano Faiano, Montecorvino Rovella, e Pugliano, permarrebbe l’operatività del clan De Feo. Il sodalizio, che di recente ha visto la scarcerazione di uno dei suoi capi storici, è tradizionalmente dedito alle estorsioni, al traffico di stupefacenti e al riciclaggio. 

Cilento e Vallo di Diano

Nell’area cilentana non emergerebbero elementi circa la presenza di strutturate organizzazioni camorristiche autoctone. Il contesto territoriale, per le sue connotazioni economiche e per la sua posizione geografica, si presta invece all’ingerenza di compagini mafiose provenienti dall’hinterland partenopeo, dalla provincia di Caserta o dalle confinanti regioni Calabria e Basilicata, specie con riferimento al reinvestimento di capitali illeciti”, si legge nella relazione.

La spiccata vocazione turistica dell’area costiera favorisce, peraltro, la diffusione dello spaccio di stupefacenti.

Ad Agropoli, un’indagine conclusa dalla Guardia di finanza nel 2020 avrebbe documentato la presenza di esponenti del clan Fabbrocino, organizzazione camorristica operante in alcuni Comuni della provincia orientale di Napoli con spiccata vocazione imprenditoriale, dediti al reinvestimento di profitti illecitamente acquisiti in numerose attività economiche avviate nel territorio salernitano.

Nel territorio del Comune di Capaccio Paestum recenti attività di contrasto hanno messo in luce la presenza di soggetti riconducibili allo storico clan Marandino il cui boss, recentemente deceduto, risultava legato alla Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo. 

La graduale diffusione degli interessi illeciti riconducibili alle consorterie camorristiche partenopee nel Cilento sarebbe ulteriormente evidenziata anche dall’inchiesta conclusa da personale della DIA e dell’Arma dei carabinieri che, il 3 novembre 2022, hanno sottoposto a custodia cautelare 25 soggetti contigui al clan Sangermano attivo nell’agro-nolano, tutti accusati di associazione mafiosa, estorsione, trasferimento fraudolento di valori, illecita concorrenza, usura, autoriciclaggio e porto e detenzione illegale di armi comuni da sparo, quest’ultimi reati aggravati dalle finalità e modalità mafiose, nonché sequestrato in via preventiva numerosi beni immobili e rapporti finanziari per un valore complessivo di oltre 30 milioni di euro. Il provvedimento ablativo ha riguardato anche alcuni appartamenti del palazzo gentilizio “Pentagna” ubicato sul lungomare di Scario, frazione del Comune di San Giovanni a Piro. 

Il Vallo di Diano, infine, si conferma area di interesse per le consorterie mafiose originarie delle province settentrionali della Campania e delle regioni Basilicata e Calabria, in ragione della peculiare collocazione geografica, come documentato, in particolare, dall’indagine “Oro nero”, coordinata dalle Direzioni Distrettuali Antimafia di Potenza e di Lecce e conclusa, il 12 aprile 2021 dai Carabinieri e dalla Guardia di finanza, mettendo in luce i rapporti esistenti, nella gestione del contrabbando di carburanti, tra gli esponenti della malavita locale e quelli del clan casertano dei Casalesi.

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