I Comuni sono ad un passo dalla paralisi gestionale. Privi di risorse finanziarie e di personale. Il principale Ente dello Stato apparato dimenticato e bistrattato.
Le criticità
Negli ultimi anni, in virtù del principio di sussidiarietà, si è assistito ad un continuo ed incessante aumento di adempimenti a carico dei Comuni, senza assicurare, a quest’ultimi, alcuna risorsa aggiuntiva.
O peggio, è stato necessario far fronte alla crescita esponenziale del carico di lavoro, avendo a disposizione minori entrate ed un organico, già di per sé insufficiente, ridotto ulteriormente a causa dei collocamenti a riposo.
Basti pensare al settore dei Servizi Demografici.
Per intenderci, tutti i servizi che afferiscono alla persona umana, ovvero: Anagrafe, Stato Civile (tenuta ed aggiornamento dei Registri di nascita, matrimonio, cittadinanza e morte), A.I.R.E. (Anagrafe degli Italiani residenti all’Estero), I.S.T.A.T., Elettorale, Leva militare, CIE.
Entrando nello specifico, la funzione anagrafica rappresenta una delle cinque funzioni statali che i Comuni sono chiamati ad esercitare per conto dello Stato.
Non a caso, l’art. 14 del Testo unico degli Enti Locali (D.Lgs.267/2000), stabilisce che il Comune esercita servizi statali perquanto concerne le materie sopra elencate.
Sempre per legge possono essere affidate all’ente comunale ulteriori funzioni amministrative inerenti ai suddetti servizi assicurando le risorse necessarie per l’esercizio.
La situazione in Italia
Per esplicitare la situazione in modo semplice, basta ricordare cheper la quasi totalità dei Comuni del Bel Paese, nella malaugurata ipotesi di malattia del Responsabile, tutta la “macchina” si bloccherebbe.
Non vi è un sostituto capace neanche di stilare un duplicato di una Tessera Elettorale, un Atto di Nascita, un Atto di Morte, un permesso di seppellimento, una pratica di iscrizione o cancellazione anagrafica, una Carta d’Identità Elettronica, una pratica A.I.R.E. ecc.
Una impasse aggravatasi, negli ultimi anni, in ragione delle migliaia di pratiche di riconoscimento della cittadinanza italiana “jure sanguinis” provenienti dai Paesi Latino Americani.
Questo il passaggio cruciale, da dove nasce la protesta degli operatori del settore.
Il Comune, definito: “La casa del cittadino”, “Lo stato sul territorio”, per il fatto di essere l’Ente a contatto diretto con i cittadini, il luogo fisico dove dialogare con l’autorità statale è a rischio paralisi.
Ma nessuno lo dice.
Cosa accade nel Cilento
La situazione per i Comuni Cilentani è, ancora, più grave. Dai piccoli Comuni dell’entroterra: Monteforte, Gioi, Stio, Perito, Orria, Campora ai centri più grandi: Vallo della Lucania, Agropoli, Centola, Sapri, solo per citarne alcuni, la “solitudine” dei Responsabili dei Servizi Democratici si è cronicizzata.
In vista della imminente tornata elettorale, i Responsabili degli Uffici Elettorali Comunali, si troveranno ad affrontare (in solitudine) una miriade di adempimenti ordinari e straordinari dettati da espresse statuizioni di legge la cui inadempienza è punita con sanzioni penali.
Carenze che riguardano anche gli Uffici Tecnici, Finanziari e della Polizia Locale.
Nel Cilento la stragrande maggioranza dei Comuni ha in convenzione, per un paio di giorni alla settimana, i responsabili del Servizio Tecnico, Finanziario e di Vigilanza, con tutte le difficoltà che ne derivano.
Una situazione da potenziale stallo, completamente, sottovalutata o ignorata.
Con la collocazione a riposo di tantissimi Funzionari, gli Enti si sono trovati con settori scoperti e, nel contempo, un enorme patrimonio di conoscenze ed esperienze professionali non è stato impiegato per la formazioni di giovani sostituti. In alcuni Comuni, per garantire i servizi essenziali, si registra il paradosso di funzionari pensionati che lavorano gratis per l’Ente.
Altri Enti locali, non potendo, per ragioni di spesa, indire concorsi, hanno posto in essere soluzioni provvisorie, ricorrendo a convenzioni con altri Comuni o nomine temporanee ricorrendo all’istituto previsto dall’art. 110 (incarichi a contratto) del TUEL.
Tutte soluzioni che rappresentano una “pezza”, ma non risolvono il problema, lo procrastinano.
Una condizione delirante.
Lo scenario è uno dei tanti paradossi dell’Amministrazione Pubblica Italiana, da una parte Enti, dichiarati inutili, con personale in esubero, dall’altro i piccoli Comuni, impossibilitati ad inserire giovani nel mondo del lavoro, costretti a barcamenarsi alla meglio per rispettare la miriade di scadenze, tenuto conto che in molte realtà il Servizio amministrativo oltre alle materie sopra elencate, cura tanti altri settori: protocollo, commercio, stranieri, istruzione, pratiche porto darmi, Albo Pretorio, supporto ufficio Segreteria etc.
“Il disappunto e la rabbia nasce dalla scarsa attenzione mostrata sia delle autorità sovra comunali, sia dalle amministrazioni locali, nei riguardi di un servizio a contatto diretto col pubblico, il quale si aspetta sempre risposte adeguate, immediate e risolutive in ordine alle varie problematiche. Emanare continue disposizioni legislative, presentate come una svolta epocale per il settore, senza rendersi conto delle difficoltà di ordine pratico, quali: apparecchiature informatiche obsolete, collegamenti Internet inadeguati agli adempimenti informatici richiesti quotidianamente, formazione specifica del tutto trascurata, personale ridotto al minimo, significa, voler poggiare un tetto d’acciaio su pilastri di cartone”.
Un malcontento che continua a lievitare, sottovalutato da troppo tempo.