Impennata dei prezzi: reddito insufficiente per il 13% delle famiglie italiane

Il reddito medio delle famiglie italiane non è sufficiente per le necessità primarie. l’aumento spropositato dei beni e dei servizi essenziali sta mettendo in difficoltà una consistente parte della popolazione

Di Francesca Scola

Il reddito medio delle famiglie italiane non è sufficiente per le necessità primarie. l’aumento spropositato dei beni e dei servizi essenziali sta mettendo in difficoltà una consistente parte della popolazione.

Lo studio

Lo afferma uno studio condotto dall’Osservatorio “Sguardi familiari” di Nomisma che ha individuato una percentuale del 13% di famiglie italiane che di chiara di non riuscire a far fronte a spese di beni essenziali come gli alimenti. Il dato è poi associato all’impossibilità di pagare per i servizi base necessari alla sopravvivenza come: bollette di luce e gas, affitto di casa, mutuo.

Ma non basta, il 43% degli italiani dichiara che il proprio reddito è proprio appena sufficiente a soddisfare le esigenze familiari di base. A lamentare maggiormente questo problema sono i giovani, le famiglie numerose con bambini molto piccoli, le persone che hanno in carico familiari non autosufficienti.

Una spropositata impennata dei costi, qualche numero

Lo stipendio lavorativo molto basso non è l’unica causa delle difficoltà economiche degli italiani. Ad incidere in maniera esponenziale, soprattutto nell’ultimo anno, è stata l’inflazione spropositata dei prezzi dei beni primari. Gli aumenti hanno depresso fortemente il potere di acquisto delle famiglie: più della metà del campione intervistato ha affermato che le bollette hanno subito un incremento superiore del 50% rispetto allo scorso anno. Circa il 4% degli intervistati afferma di aver accumulato una serie di ritardi nell’esecuzione dei pagamenti mensili.

Le previsioni per il futuro

La mancanza di fondi necessari a sopperire le spese primarie ha comportato, in alcune famiglie, un ridimensionamento delle uscite economiche e delle attività familiari considerate “superflue”. Tra queste ultime vi sono spese per attività sportive e culturali (tutto ciò che ha a che fare con il tempo libero).

Una consistente parte di coloro che hanno dichiarato di non riuscire ad arrivare a fine mese afferma di aver tagliato le spese sanitarie e quelle legate all’istruzione, sacrificando degli aspetti comunque essenziali della vita dei singoli. Il dato delle famiglie in difficoltà è destinato ad aumentare del 24% nei prossimi mesi.

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