“Il Museo è sotto i nostri occhi e nessuno lo vede”. Da questa premessa parte l’idea progettuale di Remigio Cammarano, architetto di Ceraso, da anni allo studio di una possibilità museale nel Parco Archeologico di Elea- Velia. Cammarano di fatto contesta l’idea progettuale attuale, per la quale sarebbero già pronti milioni di euro e che finanzierebbe uno spazio angusto, non più largo di 4 metri, del tutto insufficiente al sito Unesco.
La premessa
Nonostante la tante buone intenzioni e finanziamenti stanziati nel corso di un paio di decenni, tutti concentrati a rendere concreta l’idea progettuale, “ad oggi, non è stato realizzato nulla, a parte un deposito di materiali di scavo ricavato nella galleria dismessa dell’ottocentesca linea ferroviaria e delle strutture prefabbricate in legno lamellare”. La galleria ferroviaria che, secondo l’ultima previsione, dovrebbe essere riattata per ospitare i manufatti e i ritrovamenti archeologici della città parmenidea, secondo l’architetto Cammarano, sarebbe insufficiente e troppo angusta: con una lunghezza di 260 metri, una larghezza di circa 4, la superficie utilizzabile massima raggiungerebbe i 1.000 metri quadri, troppi pochi per rendere “accettabili le funzioni minime di uno spazio museale commisurato all’area archeologica di riferimento”; a ciò si aggiungerebbero gli aspetti legati alla sicurezza.
La proposta
Assunte le condizioni sviluppate nel progetto in essere in base alle quali si dovrebbe necessariamente utilizzare lo spazio dell’ex galleria ferroviaria passante per l’area, Cammarano propone , di contro, l’utilizzo del viadotto ferroviario antistante l’area archeologica. “Il viadotto è costituito da 19 piloni in cemento armato, con campate aventi una luce costante di mt 9.50 e una larghezza esterna di mt 9.00, di altezza netta pari a mt 4.50 circa; la struttura sorregge il doppio binario della linea Salerno- Reggio Calabria”. La chiusura dell’infrastruttura, contribuirebbe altresì a riqualificare l’area, oltre che a favorire una visibilità straordinaria al sito retrostante: Ampie vetrate, potrebbero garantire non solo la creazione di spazi espositivi enormi ed ben illuminati, ospitare la biglietteria, un punto di ristoro, sale riunioni, una biblioteca. “Una struttura, sostanzialmente, a consumo di suolo zero, in quanto – conclude l’architetto Cammarano– viene recuperata alla funzione museale lo spazio di sedime del tracciato ferroviario”.
Gli approfondimenti
“da valutarsi gli aspetti tecnici e di sicurezza, imposti da Trenitalia, circa la possibilità di occupare gli spazi sottostanti il viadotto, anche compatibilmente con la necessità delle periodiche manutenzioni ordinarie e straordinarie”. Se fossero superati i test, Trenitalia potrebbe divenire, sempre secondo l’architetto, il soggetto finanziatore dell’opera. Per la denominazione non ci sono indugi: “Museo Archeologico Nazionale di Elea e Velia”, MANEV.