Il messaggio agli studenti del vescovo della Diocesi Vincenzo Calvosa: «invito a piantare e coltivare senza scoraggiarsi semi di bene»

«Agli studenti, chiedo di amare il tempo della scuola, alimentando il proprio desiderio d’imparare e diventare persone migliori, di lasciarsi guidare con fiducia nella scoperta dei propri talenti, di non rinunciare ai propri sogni»

Di Antonio Pagano

Questa mattina è suonata la campanella per la maggior parte degli studenti e del personale scolastico; anche il Vescovo della Diocesi di Vallo della Lucania, Mons. Vincenzo Calvosa, ha voluto rivolgere agli studenti, alle loro. famiglie, agli insegnanti, ai Dirigenti scolastici e a quanti, a vario titolo, prestano il proprio servizio nel mondo della scuola, il suo personale messaggio per l’inizio del nuovo anno scolastico.

“Vi rivolgo il mio saluto affettuoso, il mio paterno incoraggiamento e la mia speciale benedizione”, ecco il messaggio del Vescovo

«Dopo la pausa estiva – dice Mons.Calvosa – con il nuovo anno scolastico, si riprende a vivere una quotidianità che richiede impegno e sacrificio, ma che offre anche importanti opportunità. L’esperienza scolastica è un’esperienza bella nella sua unicità, perché la scuola è il luogo per eccellenza degli incontri, delle relazioni significative; è il luogo dell’ascolto e dell’attenzione per l’altro; è il luogo dove si costruiscono collaborazioni e si stipulano patti di solidarietà per aiutare tutti a superare ostacoli e difficoltà.

La scuola come ha detto Papa Francesco, “apre il cuore e la mente alla realtà! La scuola ci insegna a capire la realtà.” È importante imparare ad imparare, a stimolare il desiderio della ricerca, a scendere sempre più in profondità nella conoscenza di sé stessi e della realtà. La scuola è un luogo di incontro per conoscersi, per amarsi e per camminare insieme. È un grande antidoto al grande rischio di cadere nell’isolamento, come individuo e come famiglia. La scuola deve contribuire a sviluppare il senso del vero, del bene e del bello.

Agli studenti, allora, chiedo di amare il tempo della scuola, alimentando il proprio desiderio d’imparare e diventare persone migliori, di lasciarsi guidare con fiducia nella scoperta dei propri talenti; di non rinunciare ai propri sogni. A loro chiedo, anche, di vivere il proprio rapporto con coetanei ed insegnanti nel rispetto reciproco e nella reciproca accoglienza con un’attenzione ai compagni più fragili.

Alle famiglie va il mio accorato invito a riconoscere nei docenti dei preziosi alleati con i quali sottoscrivere il patto educativo, senza sterili ed improduttive contrapposizioni, in nome dell’amore e della cura per i ragazzi.

Ai docenti va il mio incoraggiamento a non lasciarsi vincere dalla sfiducia, a mantenere sempre viva la passione per un lavoro difficile, a volte poco apprezzato, ma fondamentale. Solo una forte motivazione aiuta a farsi carico, quotidianamente, delle attese di tanti ragazzi, delle loro ansie, delle richieste di aiuto per trovare la giusta collocazione in un mondo complesso e ferito, nel quale il male, come anche i fatti di cronaca recenti dimostrano, tenta di spezzare i sogni e le speranze di felicità di tanti giovanı. Insieme al Papa vi incoraggio ad amare di più gli studenti più difficili,

quelli che non vogliono studiare, che si trovano in condizione di disagio sociale, studenti con disabilità e gli stranieri. Cercate di costruire relazioni belle con ciascun studente, facendoli sentire accolti e amati con i loro limiti e le loro potenzialità.

A tutti voi, con l’emozione di chi inizia un’avventura nuova nel ministero di Vescovo, come di chi inizia il suo “primo giorno di scuola”, va il mio paterno invito a piantare e coltivare senza scoraggiarsi semi di bene, con la speranza che vengano accolti dal terreno buono e che, con l’impegno di tutti, possano portare frutti preziosi nella vita di ciascuno».

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