Gioi: addio a Raffaele Ventre, uno degli ultimi testimoni dell’Olocausto

A pochi giorni dalla Giornata della Memoria, vi riproponiamo la sua testimonianza, i suoi ricordi e gli aneddoti durante la sua deportazione.

Di Antonio Pagano
La storia di Raffaele Ventre, deportato a Zara

La comunità di Gioi e il Cilento dicono addio ad uno degli ultimi sopravvissuti dell’Olocausto, Raffaele Ventre, nato a Gioi il 19 agosto 1924. Nel 1943 fu deportato nel campo di concentramento di Meppen in Germania. Solo il 20 agosto 1945 fece ritorno a Gioi.

Il racconto della sua dura esperienza

Il signor Raffaele nel suo racconto ricorda momenti davvero duri, come quando, in viaggio verso la Dalmazia, in una giornata davvero calorosa, stavano per morire dalla sete; lui riuscì ad andare a prendere un poco d’acqua in una pozzanghera con la borraccia, ci mise il fazzoletto sopra, e ne venne solo un sorso; o di quando nel 1944 cominciarono i bombardamenti allo sbarco degli americani, bombardamenti che continuavano tutti i giorni; il 4 novembre del 1944, era di sabato, venne questo bombardamento e ricorda che il cielo era tutto nero di aerei, e una metà di loro lavorava di notte e una metà di giorno. 

Il signor Raffaele, fortunatamente lavorava di giorno e si trovava in fabbrica, insieme a circa 320 ragazzi; i bombardamenti iniziarono alle 11 e fu una “fine di mondo”, si salvarono perché andarono dentro i rifugi alquanto buoni. Quelli che si trovarono in baracca, costruita con un po’ di cemento, furono colpiti da una bomba e ne morirono 84. Fu una carneficina, tutti morti per terra; dopodiché glieli fecero raccogliere e posizionare tutti in fila. 

Conclude il suo racconto, poi, parlando dell’arrivo a Gioi, la notte del 20 agosto 1945, la madre piangeva sempre, il fratello Donato per andare di fretta gli finì un vetro nel piede.

Il ricordo di parenti e amici

Nel suo paese era conosciuto come “Faluccio“, una persona sempre disponibile e con una grande voglia di raccontare le sue esperienze passate.

«Caro zio Raffaele, sei stata una persona speciale; un uomo perbene e una persona onesta e leale! Gioi e la nostra famiglia perdono un punto di riferimento e una persona perbene! Dico a mio cugino Adriano e a Maria Teresa e Liliana, avete avuto un grande genitore! Siatene fieri! Un abbraccio forte a tutti voi e una preghiera per zio Raffaeluccio, come ti chiamavo sempre», lo ricorda così il sindaco di Salento, Gabriele De Marco.

«Gioi perde un’altra figura iconica. Raffaele Ventre è stato un esempio per tutti, soprattutto i più giovani che attraverso i suoi racconti hanno vissuto gli orrori della guerra ma anche la voglia di rivalsa, di tornare a casa e vivere senza oppressori la propria esistenza terrena», scrive un amico.

A pochi giorni dalla Giornata della Memoria, vi riproponiamo la sua testimonianza, i suoi ricordi e gli aneddoti durante la sua deportazione.

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