Il Comune di Eboli punta alla realizzazione di un impianto di cremazione all’interno del cimitero cittadino. L’opera, che costerà 2,5 milioni di euro, dovrebbe generare un introito di circa 180mila euro all’anno. Una lettera protocollata e firmata, riporta in calce le firme di sette cittadini, in rappresentanza anche di numerosi altri, che chiedono al l’amministrazione comunale, ai consiglieri e al Sindaco Conte, di rivedere l’idea di far costruire sul territorio comunale il quinto/sesto impianto crematorio, contravvenendo, come dicono, ad una precisa indicazione regionale. La questione è rilevante e riguarda la recente delibera n. 61 del 18.03.2025, con cui la Giunta comunale di Eboli ha espresso indirizzo favorevole all’avvio della procedura di Project financing per la realizzazione di un impianto crematorio nel Comune di Eboli.
Ecco cosa prevede il piano
«Come dovrebbe essere noto alla Giunta comunale, il Consiglio Regionale della Campania ha approvato in data 23 aprile 2024 il Piano Regionale di Coordinamento per il rilascio delle autorizzazioni regionali alla realizzazione dei crematori (Delibera di Giunta Regionale n. 443 del 26 luglio 2023). Tale piano stabilisce criteri precisi per la localizzazione di nuovi impianti, al fine di garantire una distribuzione equilibrata sul territorio regionale», si legge nel documento fatto recapitare per posta alla nostra redazione. «In particolare, il Piano prevede che per l’intera provincia di Salerno siano previsti tre templi crematori, di cui due già esistenti nei comuni di Cava de’ Tirreni e Montecorvino Pugliano, e altri in fase di ultimazione a Sant’Egidio del Monte Albino e in altri territori della provincia».
Il caso Eboli
«Alla luce di questi elementi, la realizzazione di un quinto o addirittura sesto impianto nel Comune di Eboli risulta in palese violazione delle disposizioni regionali vigenti (che, giova ribadirlo, limita a tre il numero di impianti per l’intera provincia di Salerno). Questo aspetto non solo preclude la legittimità dell’iniziativa intrapresa dalla Giunta Comunale, ma espone l’Ente a un concreto rischio di danno erariale, sia per l’eventuale insorgere di contenziosi amministrativi sia per il possibile obbligo risarcitorio nei confronti di terzi, con conseguente rischio di danno erariale».
Chiesta la revoca
Alcuni cittadini che firmano in calce il documento Francesca Palladino, Antonello Mirra, Giuseppe D’Amato, Giovanni Altieri, Maria Fulgione, Marisa Gallotta, Angela Raiola precisano: «Stante la gravità della situazione e il potenziale impatto sulle risorse pubbliche e sull’interesse collettivo, chiediamo con fermezza che i Consiglieri comunali si attivino con urgenza affinché venga discussa e promossa la revoca della delibera di Giunta comunale n. 61 del 18.03.2025. L’atto di revoca si rende necessario non solo per conformarsi al quadro normativo vigente, ma anche per evitare che il Comune si trovi coinvolto in una procedura amministrativa priva di validità e potenzialmente dannosa per noi cittadini».