Domani sit-in di protesta di pazienti oncologiche a Salerno

Il grido d’allarme delle Guerriere che scendono in campo al Ruggi per protestare contro l’inefficienza del sistema sanitario campano

Di Redazione Infocilento

Martedì 21 marzo, presso l’Ospedale Ruggi d’Aragona di Salerno, alle ore 10.00, si terrà un sit-in di protesta promosso dalla community Oltre lo Specchio di Teresa Giordano. Pazienti oncologiche, costrette a dover combattere contro il cancro, si trovano ad affrontare anche una battaglia contro quella che è stata definita «l’inefficienza del sistema sanitario campano», che le obbliga a rincorrere i propri diritti per avere la possibilità di usufruire di esami medici fondamentali.

La community Oltre lo Specchio

La community Oltre lo Specchio di Teresa Giordano è nata nel 2020 ed è attiva su tutto il territorio nazionale. Il suo obiettivo è assistere ed aggregare donne operate di tumore al seno durante il percorso di terapia oncologica, fornendo loro sostegno psicologico, morale e professionale.

La community è composta da donne forti e coraggiose che, unendo le proprie esperienze e i propri dolori, risorgono come fenici dalla propria cenere, trovando insieme una forza inarrestabile.

La manifestazione come grido di allarme

La manifestazione di martedì vuole essere un grido di allarme contro un sistema sanitario che invece di dare ausilio e sostegno, mortifica pazienti già fortemente provate dalla malattia. Pazienti oncologiche si trovano costrette a rincorrere la possibilità di usufruire di esami medici fondamentali che, puntualmente, vengono erogati pressoché solo privatamente e non attraverso il sistema sanitario campano.

I tempi biblici dell’erogazione di tali servizi medici, in pazienti oncologici, equivale a scegliere la morte. La manifestazione vuole quindi denunciare questa situazione e sollecitare un intervento per migliorare l’efficienza del sistema sanitario.

La testimonianza

La mia voce è la voce di altre centinaia di donne che sono stanche di subire l’inefficienza del sistema sanitario Campano. Noi pazienti oncologiche, da troppo tempo ormai, ci vediamo costrette a dover scegliere ciò che in realtà rappresenta un nostro diritto. Poterci curare, poterci sottoporre ad esami diagnostici, ci permette di restare in campo e sostenere la nostra battaglia contro il cancro. Ci permette di mantenere alta la guardia e di fronteggiare i continui attacchi di questa strana e tutt’oggi indecifrabile malattia. Siamo provate, stanche, messe costantemente sotto pressione dalla tossicità della chemioterapia. Costrette a curarci da sole le ferite, mentre deboli e nella nostra fragilità proviamo ad accettare tutto quello che la vita ci ha imposto. Quando arriva quel momento, quello in cui delle macchine decidono chi sta vincendo e chi sta perdendo la battaglia, ci vediamo spesso costrette a rinunciare a tale possibilità. Uno step così importante, quando fondamentale, che non può e non dovrebbe mai essere un “privilegio”, un’opzione per poche elette. I costi di alcuni esami vertono su cifre veramente esorbitanti. Alcuni di essi si rendono per questo impossibili da poter eseguire poiché non tutte navighiamo nell’oro. Per molte di noi pazienti, esami che oscillano dai 200 fino ai 300 euro, arrivano ad essere al pari di uno stipendio mensile, in una società che, sotto gli occhi di tutti, non sta compiendo passi avanti ma verte in condizioni economiche sempre più critiche e delicate. Alcune di noi sono state licenziate a seguito della diagnosi, altre ancora si sono viste costrette a lasciare il proprio lavoro a causa delle enormi difficoltà psico-fisiche. Per quando lo stato ci venga in supporto, questo non è tuttavia sufficiente. Per quanto ogni giorno tentiamo di metterci in gioco sembra sempre la malattia riuscire ad avere la meglio. Noi pazienti paghiamo lo scotto di quelle scelte che non sono nostre ma che il cancro ha voluto imporci. Amputate, private della nostra femminilità con uno sguardo al futuro incerto, non possiamo compromettere anche quella serenità che ci è dovuta rispetto la possibilità di curarci e di sottoporci agli esami di routine. La diagnostica, come le cure, sono la voce più forte di quella che noi chiamiamo speranza. La speranza è vita. Dovrebbe poter essere il destino a scegliere quale sarà la nostra strada il nostro futuro. Noi non ci sentiamo condannate a morte, ma nelle nostre disperate e consapevoli certezze vogliamo continuare ad essere sostenute e trattate con dignità, qualcosa che neanche il cancro potrà mai arrivare a toglierci

Teresa Giordano
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