Dolci tipici del Natale nel Cilento: ecco l’elenco dei più tradizionali

Nel Cilento ogni Natale che si rispetti deve essere con i dolci natalizi tipici della tradizione cilentana.

Di Angela Bonora

L’intera famiglia, dai più anziani ai più piccoli, si impegna nella realizzazione di una generosa quantità di dolci natalizi destinati a diventare doni per parenti e vicini di casa durante le festività natalizie.

Ecco i dolci tipici del Cilento

Nella regione del Cilento, è tradizione celebrare il Natale con la preparazione dei dolci tipici cilentani. Pertanto, sulla nostra tavola non possono mancare le Castagnole, gli scauratielli e gli struffoli, che vengono attentamente preparati nel corso dell’Avvento e, in particolare, nella settimana che precede il Natale.

PASTORELLE

Il nome più diffuso delle prime è “castagnole”, ma a seconda del borgo cilentano vengono chiamate “cazuncielli”, “mbuttitelle”, “pasticelle”, “lucerne” o “pastorelle”. “Mbuttitelle” in quanto ripiene, “lucerne” per la loro forma a stella, e così via. Ogni nome ha un suo perché. La ricetta è composta da farina, uova, zucchero, burro o sugna, cioccolato e castagne, ma può variare leggermente nelle varie versioni. Sebbene solitamente vengano fritte c’è anche chi le cuoce in forno ricoprendole poi di naspro e diavoletti.

Castagnole

STRUFFOLI

Importati dalla tradizione dolciaria napoletana, anche gli struffoli sono diffusissimi nel Cilento. In realtà la loro origine sarebbe antichissima, ad introdurli, infatti, sarebbero stati i Greci. Anche in questa caso la ricetta, a base di farina, uova, burro, zucchero, scorza di limone e miele, può variare. C’è chi aggiunge lo spumante nell’impasto e chi il limoncello, chi li preferisce più piccoli e croccanti come quelli tradizionali partenopei e chi, invece, li gradisce un po’ più grandi e morbidi. E ancora a variare possono essere le decorazioni. Assieme al miele, infatti, si usa mettere i cosiddetti “diavoletti”, ma c’è chi preferisce aggiungere mandorle o nocciole.

Struffoli

SCAURATIELLI

Tipicamente cilentani sono, infine, gli scauratielli o scauratieddi. Si dice che piacessero molto agli Dei, risalirebbero quindi anch’essi all’epoca Greca come sembra indicare anche la loro forma: alfa e omega, l’inizio e la fine che per i Greci cadeva proprio nella notte di Natale, quando non potevano mai mancare. Ma l’alfa e l’omega potrebbero riferirsi anche al solstizio d’inverno, la notte più lunga dell’anno, che nel periodo magno greco era il giorno in cui bisognava vincere le tenebre e tornare alla luce del sole. Si tratta di un dolce delicato che va “cotto e mangiato”. Preparati con acqua aromatizzata con rosmarino e buccia di agrumi (arancia o mandarino), farina, vino bianco e olio, gli scauratielli vengono, infine, ricoperti di miele e rosamarino. Tra i dolci della tradizione natalizia cilentana sono sicuramente tra i più impegnativi da preparare e richiedono energia: la farina va buttata in un solo colpo nell’acqua fatta bollire con rosmarino e buccia di mandarino e girata fino a quando la farina non avrà assorbito tutta l’acqua. Una volta tolto dalla pentola l’impasto, prima di formare le zeppoline, deve essere battuto con il mattarello. Una credenza popolare sostiene che quando le massaie preparano gli scauratielli, per garantirne la riuscita, non debba esserci nessuno in cucina. Ma probabilmente è dovuta al fatto che per una perfetta riuscita non bisogna distrarsi.

Scauratielli
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