Tre persone coinvolte nel presunto sistema di diplomi e attestati falsi smantellato dalla Procura di Vallo della Lucania negli ultimi anni sono state condannate dalla Corte dei Conti della Lombardia a risarcire il danno erariale al Ministero dell’Istruzione. Le accuse a loro carico riguardano l’utilizzo di titoli di studio falsi per ottenere incarichi di insegnamento o di collaboratore scolastico in istituti scolastici del nord Italia.
Le indagini, condotte in diverse fasi, hanno portato all’incriminazione di 323 persone nel 2023 e hanno svelato un presunto mercato illecito di diplomi e attestati falsi, “comprati” in un istituto del Cilento e utilizzati dagli acquirenti per ottenere impieghi nel settore scolastico. Nei due casi più recenti, la Corte dei Conti ha stabilito che la falsa attestazione del titolo di studio richiesto configura un’ipotesi di “illiceità della causa”, che priva il lavoro prestato della relativa tutela. In altre parole, l’attività lavorativa svolta in assenza del titolo valido non arreca alcuna utilità all’ente pubblico e determina la rottura del rapporto tra prestazione e retribuzione.
Di conseguenza, due imputati sono stati condannati a risarcire rispettivamente 14.442,49 euro e 18.098,80 euro, corrispondenti agli stipendi indebitamente percepiti. Il terzo imputato, è stato invece prosciolto in quanto il suo legale ha prodotto in udienza un diploma da ragioniere, conseguito nel 1990 con il voto di 36/60, che, seppur non eccellente, risultava comunque sufficiente per il ruolo di collaboratore scolastico.