Con le dimissioni di Franco Alfieri da sindaco di Capaccio Paestum, si chiude un’era. L’avvocato di Torchiara, 59 anni, era stato arrestato lo scorso 3 ottobre nell’ambito di un’inchiesta della procura di Salerno su presunte irregolarità nella concessione di due appalti a Capaccio.
Carriera Politica di Franco Alfieri
Fedelissimo di Vincenzo De Luca, di cui era stato membro dello staff e consigliere per agricoltura, caccia e pesca, Alfieri era in politica da circa quarant’anni.
Nel 1988, a 23 anni, fu eletto sindaco di Torchiara, diventando il più giovane primo cittadino d’Italia. Rimase in carica per tre mandati. Nel 2007, fu eletto sindaco di Agropoli, ruolo in cui fu riconfermato nel 2012 con il 90% dei consensi, risultando il sindaco più votato d’Italia. Nel 2019, fu eletto sullo scranno più alto di Capaccio Paestum, il terzo comune dove ha indossato la fascia tricolore. Qui fu riconfermato a giugno scorso.
Nel corso della sua carriera, è stato anche consigliere provinciale, assessore provinciale e presidente della Provincia.
Notorietà Nazionale
La sua notorietà a livello nazionale è legata a una “battutaccia” del governatore Vincenzo De Luca, registrata durante un incontro politico e poi diffusa dal Fatto Quotidiano.
Il 15 novembre 2016, durante la campagna referendaria sulla riforma costituzionale voluta dall’allora premier Matteo Renzi, De Luca, in prima linea per il sì, tenne un incontro con centinaia di amministratori locali in un hotel di Napoli, raccomandando loro di impegnarsi per la conferma della riforma.
In quell’occasione, De Luca elogiò la capacità di Alfieri di raccogliere consensi sul territorio, usando il termine “clientele”: “Ecco, l’impegno di Alfieri sarà di portare a votare la metà dei suoi concittadini, 4mila persone su 8mila. Li voglio vedere in blocco, armati, con le bandiere andare alle urne a votare il ‘Sì’. Franco, vedi tu come devi fare, offri una frittura di pesce, portali sulle barche, sugli yacht, fai come vuoi tu, ma non venire qui con un voto in meno di quelli che hai promesso”. La frase suscitò scalpore e portò all’apertura di un’inchiesta per istigazione al voto di scambio, poi archiviata.
Questa questione gli costò la candidatura alle regionali. Tentò quindi al Parlamento, ma nel collegio arrivò terzo, dopo la candidata del centrodestra e quella del Movimento 5 Stelle.
Il futuro
Con le sue dimissioni, in attesa del processo (prossima udienza il 20 marzo), Alfieri non potrà occupare alcun ruolo politico. Passeranno ora venti giorni per cristallizzare la scelta, poi sarà nominato un commissario prefettizio.