Il Consiglio di Stato è intervenuto nuovamente sul dimensionamento della rete scolastica regionale per l’anno scolastico 2024/2025, sollevando questioni cruciali legate alla tutela delle specificità delle istituzioni scolastiche situate nei comuni montani. Il caso, che ha visto protagonisti alcuni comuni dell’Alto Cilento, ha messo in evidenza le tensioni tra esigenze di razionalizzazione e salvaguardia delle peculiarità territoriali.
Il contesto della controversia
La Regione Campania, nel gennaio dello scorso anno, aveva approvato il piano di dimensionamento scolastico. Tale provvedimento prevedeva lo smembramento di alcuni istituti comprensivi, tra cui l’I.C. Visconti di Ogliastro Cilento e l’I.C. Gioi-Cilento, con l’accorpamento dei loro plessi ad altri istituti del comprensorio.
Nello specifico era stato previsto l’accorpamento di parte dei plessi di Ogliastro Cilento, Cicerale e Prignano Cilento all’Istituto Vico-DeVivo di Agropoli e di quelli di Rutino all’I.C. di Agropoli San Marco; Infine gli organi regionali avevano programmato lo “smembramento” dell’I.C. Gioi – Cilento con accorpamento di parte dei plessi (Gioi, Orria e Perito) all’ I.C. Omignano – Leonardo da Vinci e di un’altra parte dei plessi (Stio e Magliano Vetere) all’I.C. Vallo della Lucania Novi – Velia.
La proposta dei comuni
Questa redistribuzione era stata giustificata principalmente sulla base di criteri numerici relativi alla popolazione scolastica, suscitando le proteste dei comuni interessati. In particolare le amministrazioni di Ogliastro Cilento, Prignano Cilento, Cicerale, Perito, Lustra, Salento, Sessa Cilento, Stella Cilento, Omignano, Orria e Gioi, avanzavano una proposta alternativa di razionalizzazione della rete che prevedeva l’accorpamento dei plessi scolastici delle scuole dell’Infanzia primaria e secondaria all’Istituto Comprensivo “I.C. Omignano – Gioi”. Una scelta non casuale, ma dettata dalla necessità di di formare una nuova aggregazione territoriale tra comuni montani, dunque con caratteristiche simili, mantenendo anche i servizi e la distinzione dei plessi, per gli ordini scolastici fino alla secondaria di primo grado. Il Tar aveva già espresso nel settembre scorso parere negativo.
Gli undici comuni, rappresentati dall’avvocato Brunella Merola, avevano dunque contestato il provvedimento regionale ritenendolo lesivo delle specificità territoriali e culturali delle scuole situate in aree montane. Nel ricorso avevano evidenziato come il criterio geografico, previsto dalla normativa per tutelare le comunità locali, fosse stato subordinato a quello numerico, causando potenziali effetti negativi sulla dispersione dell’offerta formativa e sulla frammentazione delle risorse educative.
La decisione
Il Consiglio di Stato, però, con la sua sentenza ha respiunto il ricorso evidenziando che il sistema di dimensionamento scolastico deve considerare prioritariamente la salvaguardia delle specificità delle istituzioni situate nei comuni montani, nelle piccole isole e nelle aree linguisticamente peculiari.
Nel caso specifico, tuttavia, la decisione sul dimensionamento attuato dalla Regione “non comporta il venir meno del presidio scolastico (del/i“plesso/i” interessato/i), ma soltanto una dislocazione della sua sede legale, ai fini del progressivo allineamento con le risorse umane (DS e DSGA) individuate come disponibili e portate in riduzione dagli anni scolastici precedenti. Non v’è pertanto luogo di condividere l’assunto tale per cui il dimensionamento scolastico posto in essere dalla amministrazione regionale andrebbe a marginalizzare i comuni montanti, mettendo “n serio pericolo la sussistenza stessa delle comunità locali poiché induce le famiglie con figli piccoli a migrare verso città più grandi : non v’è stata infatti, una modifica dei servizi educativi”.
Non solo: per i giudici amministrativi non è neanche “tradita” la “tutela” dei Comuni montani, apprestata dalla normativa statale (e regionale) che presidia la riforma, “posto che il presidio territoriale è sempre garantito, ma la sede centrale dell’istituzione scolastica potrà essere altrove“.
Ricorso respinto ma nessuna novità
Di qui la decisione di respingere il ricorso e confermare le previsioni regionali che nel frattempo, però, erano state superate: in un incontro tra amministratori e regione Campania, infatti, era stata accolta la proposta di creazione di un unico istituto comprensivo con Omignano, così come proposta dei sindaci.