Accanto alla bara di Papa Francesco, nella solennità e nel silenzio della Basilica di San Pietro, arde una luce che parla di speranza, di fede e di preghiera. È il cero pasquale, simbolo del Cristo Risorto, che in queste ore veglia il Pontefice scomparso. Ma dietro quella fiamma c’è una storia fatta di dedizione, artigianato e spiritualità.
Un’opera nata nel silenzio del convento
Quel cero che è stato realizzato a mano da Fra Carlo Basile, frate minore del Santuario di Sant’Antonio a Polla, e cappellano dell’ospedale “Luigi Curto” di Polla. Un’opera nata nel silenzio del convento, modellata con cera d’api, curata nei minimi dettagli, e impreziosita da decori che parlano di una fede vissuta con profondità. La sua realizzazione è stata richiesta direttamente da un sacerdote del Vaticano, per l’Altare della Cattedra di San Pietro, in occasione della Santa Pasqua.
Un profondo segno di spiritualità
Oggi, quel cero assume un significato ancora più profondo: veglia le spoglie di Papa Francesco, portando con sé la preghiera silenziosa di un’intera comunità. Non si tratta solo di un ornamento liturgico, ma di un vero segno spirituale. In ogni tratto di cera modellata si legge la devozione di Fra Carlo, che ha trasformato un gesto artigianale in un atto d’amore e di fede. Quella fiamma accesa è ora un annuncio silenzioso di Risurrezione, una luce che non si spegne, nemmeno davanti alla morte.