Le comunità energetiche sono una soluzione per la produzione autonoma e a costo zero di energia pulita. Quello che appare essere un sogno, invece è realtà. Si tratta delle CER (Comunità energetiche rinnovabili), un espediente relativamente diffuso in Europa e poco presente in Italia che potrebbe permettere ai Paesi europei di creare dei quartieri generatori di energia pulita per non dover dipendere da forniture esterne. Un nuovo modo per cercare di affrontare il cambiamento climatico incombente. I gruppi di autoconsumo collettivo saranno realizzabili grazie al decreto-legge 162/19 e dei successivi provvedimenti di attuazione.
Comunità energetiche, di cosa si tratta
Si tratta di comunità, composte da un gruppo di persone che si impegnano a produrre e condividere l’energia rinnovabile e pulita, attraverso pannelli solari o pale eoliche, scambiandola con i propri pari, ovvero comunità della stessa tipologia.
I valori base di questo progetto sono: creazione di un’energia locale da consumare, lottare contro lo spreco dell’energia e condividere l’energia ad un prezzo di concorrenza. Le comunità energetiche costituiscono un vero e proprio soggetto giuridico basato sulla partecipazione aperta e volontaria. I membri che hanno il potere di controllo sulla comunità possono essere: persone fisiche, piccole o medie imprese, enti territoriali o locali, enti religiosi e vari. Essi devono necessariamente trovarsi nel territorio di ubicazione degli impianti di produzione che appartengono alla CER. L’obiettivo è sicuramente fornire dei benefici a livello ambientale, economico sociale direttamente ai produttori, ovvero gli aderenti alla comunità. La produzione di energia avviene a livello micro per giovare alla stessa piccola cerchia di produttori.
La situazione in Italia
In Italia si sta facendo sempre più strada questa nuova idea. Ad oggi son 35 le comunità presenti, 41 quelle in progetto e 24 in principio di attuazione. In totale sono cento, situate nel Nord Italia, tra Emilia Romagna, Lombardia, Veneto e Piemonte.