San Rocco è da secoli grandemente considerato in tutta la cristianità, senza mai conoscere declini. San Rocco nasce a Montpellier, in Francia, tra il 1345 ed il 1350. I suoi genitori, Jean e Libère de La Croix, ferventi cristiani, di agiate condizioni ma costantemente dediti alle opere di carità, pregano notte e giorno la Vergine Maria di ottenere la grazia di avere un figlio e alla fine la loro fede viene premiata. Il bambino, a cui viene dato il nome di Rog o Rotch (da cui Rocco), alla nascita presenta sul petto una croce vermiglia. Ancora fanciullo San Rocco aiuta gli ammalati negli ospedali della città, soccorre i poveri ed i pellegrini e per certi aspetti ricorda san Francesco, di cui è molto devoto. Frequenta la scuola di medicina a Montpellier e si distingue per il suo talento e la sua umiltà.
La storia
All’età di circa vent’anni san Rocco perde entrambi i genitori, così decide di seguire Cristo: vende tutti i suoi beni, indossa l’abito del pellegrino e senza dire nulla, in totale anonimato, si mette in cammino verso Roma per andare a pregare sulla tomba degli apostoli Pietro e Paolo. Bastone, mantello, cappello, borraccia e conchiglia sono il suo ornamento, mentre la preghiera e la carità sono la sua forza.
Attraversa la Francia, forse passando per la Costa Azzurra, arriva in Liguria, finché nel 1367 si ferma ad Acquapendente, in provincia di Viterbo, cittadina flagellata dalla peste. Qui San Rocco si pone al servizio dei malati: traccia un segno di croce sulla fronte degli appestati e subito ottengono la guarigione. Il Santo si ferma in quella cittadina per circa tre mesi, operando guarigioni miracolose e facendo opere di carità. Quando l’epidemia comincia a diradarsi San Rocco, di nascosto, lascia Acquapendente. “Chi è il pellegrino senza nome che vince la peste? Da dove viene?” si domandano gli abitanti della città ormai liberata dal morbo.
Si dirige verso l’Emilia Romagna, dove la peste miete numerose vittime, per prestare il proprio aiuto.
Fra il 1367 ed il 1368 il Santo arriva a Roma e si reca subito ad aiutare i malati dell’ospedale del Santo Spirito. Qui guarisce il cardinale Anglic de Grimoard, fratello del papa, tracciando sulla fronte un segno di croce. Il cardinale presenta San Rocco al papa, Urbano V, da poco rientrato da Avignone, che gli impartisce la benedizione.
Tra il 1370 ed il 1371 il Santo si reca in varie città italiane, sempre animato dal desiderio di prestare il proprio aiuto agli ammalati. Nel luglio del 1371, mentre si trova a Piacenza, presso l’ospedale di Nostra Signora di Betlemme, per assistere gli ammalati, si accorge di essere stato colpito dalla peste e così si ritira in una grotta vicino al fiume Trebbia, per non esporre al pericolo del contagio altre persone. Si disseta ad una sorgente e lava le sue piaghe. Un giorno il cane di un ricco cittadino di Piacenza, Gottardo Pollastrelli, scopre san Rocco e diviene un suo fedele amico. Ogni giorno corre da lui portando un pezzo di pane sottratto alla tavola del suo padrone. Una volta quel ricco signore segue il suo animale e sulle sue tracce scopre il rifugio del Santo.
La guarigione di San Rocco, operata dalla Provvidenza divina, permette di riprendere l’opera di assistenza e di cura dei malati. Egli opera molte guarigioni ed il suo nome diviene famoso.
Mentre si trova sulla via del ritorno verso Moltpellier, a causa del suo aspetto trasandato, barba lunga ed incolta, abiti logori, i segni della sofferenza e per la sua riluttanza a dire le sue generalità, viene scambiato per una spia e messo in prigione.
Così a Voghera egli viene condotto davanti al governatore, che era suo zio, che non lo riconosce e lo interroga sulla sua identità. Il Santo dice di essere solo “un umile servitore di Gesù Cristo”. Gettato in carcere vi trascorre cinque anni, aggiungendo alla durezza della prigionia anche privazioni e penitenze corporali per l’espiazione dei peccati.
Quasi dimenticato, il Santo, quando sente di essere vicino alla morte, chiede al carceriere, che un giorno aveva assistito all’estasi del Santo e visto la cella inondata di luce, di poter avere la visita di un sacerdote. In seguito al verificarsi di alcuni eventi prodigiosi, i presenti corrono dal governatore per chiedere la liberazione di quell’uomo innocente
Quando la porta della cella viene aperta è ormai tardi. San Rocco muore il 16 agosto tra il 1376 ed il 1379. Al momento della sua morte molti odono voci di fanciulli che gridano: “È morto il Santo! È morto il Santo!”; mentre le campane da sole suonano a festa.
Accanto al corpo del Santo viene trovata una tavoletta con sopra il suo nome e le seguenti parole: “Chiunque mi invocherà contro la peste sarà liberato da questo flagello”.
Una dama e la nonna di san Rocco, ovvero la madre del governatore, riconoscono in quello sconosciuto, morto in odore di santità, il loro amato Rocco per la croce rossa presente sul petto.
Il culto
Il corpo di San Rocco viene sepolto nella Chiesa di Sant’Enrico a Voghera. Nel 1485 una parte delle reliquie viene trafugata (secondo alcuni addirittura comprata) e portata a Venezia. In un primo momento vengono poste nella chiesa di San Geminiano, poi vengono spostate nella chiesa di San Silvestro, infine nel 1490 vengono trasferite definitivamente nella chiesa di san Rocco.
Nel 1575, per merito di papa Clemente VIII, Roma ha una reliquia del Santo e nel 1856 anche Montpellier ottiene il dono di una reliquia. Numerose città e località italiane vantano il possesso di qualche reliquia del Santo francese, tra cui, alcune più vicine, Penta di Fisciano ed Abatemarco.
Il culto di san Rocco, comunque, conosce una notevole e rapida espansione. Pare che la canonizzazione sia avvenuta durante il Concilio di Costanza nel 1414. La città, sede dell’assise, viene colpita da una grave pestilenza, ed i padri conciliari sono in procinto di lasciare la città. Un cardinale propone di rivolgere preghiere a san Rocco e di portare l’immagine del Santo in processione per la città, la quale in breve tempo è liberata dal morbo. Questa viene considerata la canonizzazione ufficiale per acclamazione popolare e riconoscimento del Concilio.
Nel Messale Ambrosiano del 1476 la festa di San Rocco è riferita al 16 agosto; nella stessa data, sul finire del Quattrocento, si trova anche nel Messale Romano.
Il culto di san Rocco si sviluppa rapidamente in Italia ed in Francia; cappelle votive, chiese intitolate al Santo sorgono un po’ ovunque. A partire dalla seconda metà del XV secolo il culto di diffonde in quasi tutta l’Europa occidentale. La devozione verso il Santo conosce un notevole incremento soprattutto in seguito al diffondersi della peste o di altre epidemie.
San Rocco viene invocato contro la peste e tutte le malattie contagiose, ma anche contro altre malattie come quelle del sangue o delle ossa. Viene invocato anche contro le calamità naturali (terremoti, siccità), le malattie del bestiame, divenendo così il patrono dei campi e della vita contadina.
Inoltre è patrono dei volontari, dei pellegrini e dei viandanti, degli automobilisti, dei farmacisti, dei chirurghi e degli infermieri, dei servitori, dei giovani, dei cavapietre e degli animali, in particolare dei cani.
San Rocco è patrono di oltre un centinaio di comuni italiani e compatrono di importanti città italiane, europee ed extraeuropee.
Sparsi in tutto il mondo si contano migliaia di luoghi di culto intitolati a San Rocco tra chiese, cappelle, eremi, oratori, santuari. Nelle grandi città italiane c’è sempre una chiesa o un luogo dedicato al santo francese.
Nell’iconografia San Rocco viene rappresentato in abito da pellegrino con una serie di caratteristiche e di simboli che si ripetono in modo abbastanza costante.
L’abito da pellegrino consiste in un largo mantello (a 360°), detto tabarro sul quale si trova poggiata una mantellina, detta tabarrino o sanrocchino, che serviva a proteggere meglio le spalle ed il tronco; poi un cappello a larga tesa, un bastone, una zucca contenente acqua, spesso appesa al bastone, la conchiglia (usata per attingere acqua ma anche come simbolo del pellegrino) attaccata al mantello o appesa come collana.
Spesso si trova raffigurata una boccetta contenente unguento usato per curare i malati ed un piccolo bisturi usato per incidere i bubboni.
Sono raffigurati spesso anche i segni della peste, in genere una piaga posta sulla coscia; la croce rossa sugli abiti che richiama il segno distintivo che aveva alla nascita; l’angelo che lo assiste nei momenti cruciali della vita; infine il cane, con in bocca un pezzo di pane, che aveva nutrito il Santo durante la malattia.
La festa
San Rocco viene festeggiato in innumerevoli città. Il 16 agosto anche nel Cilento e nel Vallo di Diano sono numerose le comunità in festa.
La fede verso il Santo taumaturgo attraversa i secoli, immutata nel suo fervore. Quante preghiere elevate, quante candele accese sugli altari, quante lacrime versate per chiedere l’intercessione di san Rocco. Se si pensa alle tante epidemie di cui in passato il mondo è stato flagellato non si può non pensare all’eco di quelle preghiere.
“O San Rocco glorioso
difendeste dalla peste
questo popolo che aveste
in consegna dal Signor.
Quando foste sulla terra
soccorreste ogni infelice.
Ora siete in ciel felice
ed amate tutti ancor”.
Anche in questo attuale periodo pandemico non sono mancate le invocazioni rivolte a san Rocco. La devozione verso il Santo taumaturgo nel riprendere vigore si esprime ancora in filiali segni di affetto e di gratitudine.
“Dalla culla o pio Rocco
fosti a Dio sì prediletto
che purpurea croce in petto
come premio ti stampò.
O gran Santo protettore
donaci grazie e favore”.