Comuni del Sele, Conte: “Un referendum per decidere l’Unione” 

“La valle del Sele è una comunità ricca di potenzialità ambientali, turistiche, imprenditoriali e di giacimenti culturali, che vanno messe in rete e produzione sul piano istituzionale e politico, con lo strumento dell’Unione dei Comuni.

Di Comunicato Stampa

“La valle del Sele è una comunità ricca di potenzialità ambientali, turistiche, imprenditoriali e di giacimenti culturali, che vanno messe in rete e produzione sul piano istituzionale e politico, con lo strumento dell’Unione dei Comuni. Un progetto politico per unire e unificare coscienze ed energie, proteste e proposte, nel segno dell’appartenenza a comunità di interessi e di destino capaci di rivendicare per sé, in autonomia, a prescindere dal colore del quadro istituzionale di riferimento. 
E che per la sua realizzazione potrebbe essere oggetto di un Referendum che provochi una discussione sulla base di una proposta operativa, che può partite dal Masterplan territoriale e sociale già elaborato. Un Referendum sul “fare” e “l’autonomia dei luoghi” per cambiare senza subordinarsi”. Lo ha sostenuto Federico Conte, presidente dell’associazione Cittadino Sudd , nel corso del convegno di domenica a Eboli, sul tema “La città del Sele”.

Le dichiarazioni

“Dal centralismo nazionale e regionale alla democrazia dei territori- ha detto ancora Conte -. La crisi dei partiti ha determinato il qualunquismo e il populismo, le due facce dell’anti-politica che, esaurita la sua credibilità con le esperienze di governo che ha generato, ha ormai indotto nella società una diffusa a-politica, di cui l’astensionismo è espressione. Segnando la crisi se non la fine della democrazia come l’abbiamo conosciuta. Democrazia ultimo atto? si chiede il professor Carlo Galli nel suo ultimo libro.

Il potere nazionale dei pochi, e non dei migliori, si regge sul distacco cinico e calcolato dai territori che, ormai, non hanno più rappresentanza diretta e politica, ma forme differenziate di subalternità. Una crisi alla quale non si può rispondere rilanciando i vecchi partiti, che appaiono incapaci di offrire una dimensione unitaria ai problemi della società, né con il civismo collettivo, che vede ridursi la sua efficacia man mano che risale la filiera istituzionale.

I progetti

Va riproposta una nuova “questione democratica” non di “scuola”, ma di “opera” ovvero una “questione territoriale” di comunità vaste. Di cui sono espressione, per aspetti diversi, la rivolta di Reggio Calabria del 1970, fallita perché politicamente strumentale e violenta; e la rivendicazione leghista che ha segnato la seconda repubblica, che ha raggiunto il suo obiettivo perché espressione di un anelito sociale e territoriale, ostile al Sud, ma per sé stessa vitale”.  

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