Cilento: «Sei troppo occidentale» 18enne picchiata e ripudiata dalla famiglia marocchina. Avviata raccolta fondi per sostenere gli studi

La giovane "colpevole" di amare un ragazzo del posto e di vestirsi all'occidentale. Il suo sogno è di diventare un medico

Di Ernesto Rocco

Innamorata di un ragazzo occidentale e degli usi e costumi del Paese dove è nata da una famiglia di origine marocchina. Queste le “colpe” di Amina, 18 anni, residente a Velina di Castelnuovo Cilento. Studentessa esemplare, diplomatasi con il massimo dei voti al liceo scientifico “Da Vinci” di Vallo della Lucania, dopo l’esame di Stato non ha fatto più rientro a casa. La giovane, infatti, non si è sentita accettata dalla sua famiglia dopo che i genitori hanno scoperto il suo fidanzamento con un ragazzo del posto. Ciò, unito alla sua scelta di vestirsi all’occidentale, ha provocato la rabbia della famiglia e la situazione ben presto è degenerata.

“Offese, botte e minacce”, il racconto di Amina

Appena tornata a casa ho provato una paura indescrivibile. Incrociavo solo sguardi d’odio, di delusione e di rabbia. Iniziarono le urla che riuscirono a lacerare qualcosa di più del silenzio. Mia sorella ha iniziato a picchiarmi in faccia e a tirarmi per i capelli portandomi a terra. Io riuscivo solo a piangere non riuscivo a difendermi. Non volevo farlo. I colpi aumentavano di forza e frequenza ma non riuscivo a sentire dolore. Le parole mi colpirono più forte dei pugni che ricevevo in continuazione. Sentivo solo ” Sei una puttana”, “Invece di pensare alla scuola pensi a fare la troia in giro”, “Non sei più la brava ragazza che conoscevamo”, “Hai portato disonore alla famiglia”, “Papà se fosse ancora vivo ti avrebbe odiato, l’hai deluso”, “Se morivi era meglio, perché non sei morta con nostro padre 8 anni fa”, “Ora ti odiamo tutti e per noi sei morta”. Ho dovuto sentirmi dire le cose peggiori per tutto quel giorno e nei mesi successivi. Mi hanno immediatamente sequestrato il telefono e hanno letto tutte le mie conversazioni e visto tutte le mie foto in galleria. Mi hanno messa a nudo violando ogni mia piccola intimità. Dopo aver conosciuto la vera amina, mi hanno ripudiata. Non riuscivano neanche a guardarmi. Mia sorella mi continuava a ripetere che se fosse stata in me si sarebbe suicidata dopo quella vergogna. Hanno preso tutti i miei vestiti aderenti e corti e li hanno strappati e bruciati. Mia madre non riusciva più a guardarmi e a tenermi la mano. Io continuavo a ripetere che ero sempre sua figlia ma lei non mi rispondeva. Mi hanno subito detto che per me la scuola è finita, che non ci sarei più andata anche se avessi supplicato fino alla morte. Mi volevano privare della cosa più importante della mia vita: l’unico posto in cui potevo dimostrare le mie capacità e in cui potevo essere me stessa. A questa notizia sono crollata. Ho dovuto supplicare 3 giorni continui mattina e notte senza dormire. Alla fine hanno acconsentito di farmi finire le superiori poiché mancava un mese e le persone si sarebbero insospettite se avessi fatto il contrario. Mi hanno detto di scrivere l’orario di scuola, i minuti di pausa, i numeri dei professori, l’orario del pullman e dove si ferma ogni giorno. Mi minacciavano di venire a scuola a sorpresa per chiedere se parlavo con qualche ragazzo quindi avrei dovuto fare la brava se avessi voluto finire quei pochi giorni di scuola. L’università me la dovevo scordare distruggendo così tutti i miei sogni di diventare un medico. Secondo loro avrei dovuto lavorare per il resto della mia vita con un familiare che mi possa controllare, non sarei mai dovuta uscire, avrei dovuto pensare solo a riacquistare la fiducia e fare come dicono così tutto sarebbe ritornato alla normalità.

Le indagini

Della sua vicenda si sta occupando il Centro Antiviolenza a cui è stata affidata. Ci sono delle indagini in corso da parte dei carabinieri della compagnia di Vallo della Lucania. Amina ha scelto di denunciare tutto anche pubblicamente e di avviare una raccolta fondi per potersi sostenere e mantenersi gli studi.

La fuga

Dopo l’esame di maturità avevano in mente di portarmi dal dottore per controllare se fossi ancora vergine o meno. Se non fossi stata vergine avrebbero subito riparato “l’errore” che avevo commesso facendomi sposare qualcuno all’istante. Non erano minacce al vento, sapevo che non erano mai stati più seri di così. Ero distrutta, dovevo pensare sia alla maturità sia alla mia situazione. Dovevo studiare con la porta aperta, venivano ogni 10 minuti per capire se avevo un telefono o stavo studiando. Non potevo dormire da sola e anche per uscire a buttare la spazzatura non dovevo superare un minuto fuori. Ogni giorno mi sentivo ripetere le stesse cose, ormai ero abituata al male che mi stavano infliggendo. Ho sopportato e ho resistito fino alla maturità. Sono riuscita ad uscire con 100 e lode da uno scientifico malgrado la situazione. Il giorno dell’orale mi hanno aiutato gli assistenti sociali che mi hanno portato in una struttura. In quest’ultima non mi sono riuscita ad ambientare e allora ho deciso di uscire da essa. Ora sono da sola con pochi soldi e devo pensare al mio futuro.

Il sogno di Amina

Il sogno di Amina è ora quello di proseguire i suoi studi, iscrivendosi a medicina. Ma da sola non può farlo, ha bisogno di aiuto. Così ha lanciato una campagna per raccogliere fondi (clicca qui).

Non nego di aver bisogno di aiuto e che da sola non ce la potrei mai fare. Ammetterlo è già di per sé coraggioso. Questi fondi verranno utilizzati per la mia istruzione, insieme a quelli che accumulerò da sola lavorando senza studiare fino al prossimo anno, ed insieme ad eventuali bonus; in modo che possa diventare ciò che avevo promesso a mio padre da piccola. Farò di tutto per mantenere la promessa. Ho già ottenuto la mia libertà ma per poter essere esercitata ho bisogno di avere la mia indipendenza economica. Vi chiedo con il cuore in mano di aiutare una ragazza che ha bisogno di voi.

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