La Cassazione ha annullato quattro ordinanze del Tribunale del riesame di Salerno. Questa decisione è parte di un quadro più ampio relativo a una presunta truffa legata ai corsi di formazione, una vicenda che coinvolge due imprenditori, le rispettive aziende e imprese.
L’indagine
Lo scenario giuridico si inscrive nell’ampia indagine condotta dalla procura di Vallo della Lucania sulla formazione del personale, un’inchiesta che ha avuto un impatto su tutto il territorio nazionale. I dati parlano chiaro: più di 274 imprese coinvolte e 279 persone iscritte tra gli indagati.
Le accuse spaziano dall’associazione a delinquere all’emissione di fatture per operazioni inesistenti, dall’indebita compensazione di crediti d’imposta all’autoriciclaggio. Le indagini si collocano temporalmente tra il 2020 e il 2021.
Il meccanismo della presunta truffa
La presunta truffa si basava su crediti inesistenti ottenuti attraverso false attestazioni di formazione del personale dipendente. Una rete di procacciatori individuava imprese a cui proporre crediti d’imposta per la formazione del personale.
Un’azienda con sede a Cicerale raccoglieva documentazione relativa a ore di formazione che ritengono mai effettuate, creando falsi contratti collettivi aziendali retrodatati.
Questi documenti attestavano costi sostenuti dalle imprese, con l’ultima firma apposta da professionisti compiacenti. Questi ultimi rilasciavano alle imprese beneficiarie l’attestazione del credito d’imposta, che veniva restituito in percentuale come provvigione.
Le misure
Gli imprenditori beneficiari dell’annullamento della Cassazione avevano puntato su tre motivi, due di natura procedurale e uno di merito, che hanno portato all’annullamento senza rinvio. Tuttavia, altri ricorsi non hanno superato l’esame della Cassazione.
Gli imprenditori hanno contestato la procedura e la motivazione del sequestro, giudicata “illogica”, oltre a presentare argomenti di merito basati sulla documentazione depositata, dimostrando la regolarità dei corsi.
L’impianto accusatorio della procura di Vallo della Lucania, almeno per quattro posizioni, è risultato non sostenibile, ma le motivazioni del verdetto sono ancora in attesa di essere divulgate.
Il lavoro d’indagine, durato mesi, è stato condotto dai finanzieri di Agropoli, rivelando un sodalizio criminale guidato da un imprenditore cilentano. Quest’ultimo, con società sia italiana che straniera formalmente operanti nel settore della consulenza e formazione, avrebbe agevolato altre imprese nell’accesso al credito d’imposta per la formazione 4.0.