Ancora un compleanno ultrasecolare nel Cilento. Classe 1922, Domenico Cirillo, detto “Minico”, compie oggi 101 anni, festeggiato da tutta la comunità del suo comune, Perito.
Ogni generazione ha avuto modo di incontrarlo, seduto davanti al suo “vuccolo”, sullo “scannetto di legno”, dedito ad intrecciare i cesti e impagliare fiaschi.
Il segreto di longevità
Lo scorso anno, in occasione dei suoi 100 anni, ha rivelato di non avere un segreto per di longevità: “Non ho un segreto personale. Non ho mai avuto dei grandi problemi di salute, solo dei piccoli acciacchi. Non mi sono mai arreso e sono stato sempre tranquillo. Solo quando sono stato fatto prigioniero dai tedeschi mi sono sentito demoralizzato”.
Una vita dedita alla famiglia e al lavoro, senza trascurare l’amore per la sua terra. Sposato con Liberina Baldo, nel 1949, ha condiviso la sua vita con lei per 62 anni. Padre di 4 figli. Sette nipoti e 2 pronipoti. Una vita faticosa, la sua, ma come dice lui “tranquilla”.
Da tipico contadino cilentano, che per sua natura non può limitarsi a coltivare la terra, si è cimentato in numerosi altri lavori, fra i quali il calzolaio, il carbonaio, ma soprattutto il cestaio.
La storia
Le sue sapienti mani hanno realizzato una moltitudine di “ceste”, “panari”, “grate”, “fiaschi ‘mbagliati” e “Santo martini”. Ma anche “strummuli” e “zerre”, perché il tempo da passare con gli amici era altrettanto prezioso. Ricorda con nostalgia e orgoglio i tempi in cui il paese pullulava di gente e un organetto e una chitarra battente (che ancora strimpella con meno agilità, ma con eguale trasporto) bastavano a trasformare una serata qualunque in una festa.
Negli anni ’60 anche per Domenico Cirillo, come per tanti cilentani, si è resa necessaria l’emigrazione in Germania. “Sono stato accolto bene dai tedeschi, non mi sono mai sentito straniero. Nonostante le terribili sofferenze durante la prigionia”.
La Seconda Guerra Mondiale
Durante la Seconda Guerra Mondiale Domenico Cirllo, fu fatto prigioniero dai tedeschi in seguito all’armistizio dell’8 settembre 1943. Dalla Grecia, dove lavorava come infermiere in un Reparto della Sanità, venne trasferito nel campo di Neppen.
Nulla ha segnato la sua vita quanto gli anni della Seconda Guerra Mondiale e soprattutto della prigionia.
Ritiene che il ricordo e la memoria di questi avvenimenti siano di fondamentale importanza per le nuove generazioni, perché queste brutture non si verifichino ancora.
Domenico Cirillo ha vissuto gli ultimi due anni reagendo anche a lockdown e pandemia, senza essersi mai lamentato; si è sottoposto alla vaccinazione invogliando altri a farlo.