Stagione positiva per la castanicoltura campana che prevede un più venti per cento di produzione rispetto alla scorsa annata. E’ quanto emerso nel corso di Eurocastanea, il simposio europeo dedicato alla castagna che si è tenuto quest’anno in Grecia.
Le previsioni
La produzione stimata, su dati rilevati dai castanicoltori, ad oggi, è positiva, con una previsione pari al + 20% per Calabria, Campania e Lazio e + 40% in Toscana. “Previsioni che potrebbero essere ribaltate a causa del freddo di questi giorni – spiega Roberto Mazzei, dirigente Coldiretti e Direttore del Distretto della Castagna e dei Marroni della Campania – gli scenari internazionali illustrati in Grecia vedono anche la Campania in difficoltà a causa dello spopolamento, dell’abbandono dei terreni, della scarsa meccanizzazione e dei prezzi al produttore bassi, ma ci trovano in una fase di equilibrio produttivo post cinipide e con castagneti meno suscettibili a patologie e cambiamenti climatici. Quest’anno possiamo finalmente ribaltare le previsioni degli anni addietro molto negative in termini di produttività e competitività”.
L’Italia oggi il primo esportatore europeo con 59 milioni di euro verso i mercati della Svizzera, Germania, Austria, USA, Canada e Francia. Ma il settore deve fronteggiare grandi interrogativi: “In primo luogo – spiega Mazzei – i cambiamenti climatici che mettono in discussione la gestione; il marciume interno, che si verifica nelle aree in cui il cinipide è ancora fortemente presente e maggiormente nei castagneti moderni ed irrigati e il mercato, che richiede una riorganizzazione delle modalità di consumo, della fascia di popolazione attualmente interessata (over 65) e della sua percezione. Rispetto ai problemi che stanno mettendo in ginocchio i paesi europei, l’Italia e la sua castanicoltura tradizionale che sembrava arrancare nella fase post Cinipide, ne sta uscendo più forte e le prospettive stanno cambiando perché gli impianti moderni dei paesi francesi, portoghesi, spagnoli che sembravano molto più produttivi, meccanizzati e sotto una gestione fitosanitaria attenta, stanno mostrando tutte le loro fragilità di impianti intensivi, varietà non autoctonie, territori non vocati naturalmente, ed oggi soffrono molto di più patogeni e clima”.
“Ci aspettiamo un anno positivo – fa eco il direttore di Coldiretti Salerno, Enzo Tropiano – dopo il flagello causato dal Cinipide galligeno che per anni ha quasi azzerato l’intera produzione regionale. I quantitativi saranno discreti e dalla buona calibratura. In questi anni, come Coldiretti, di pari passo alla lotta biologica abbiamo lavorato agli interventi colturali e di gestione dei castagneti, in particolare alle tecniche di potatura e alle problematiche fitosanitarie e ambientali. E’ ripartito un comparto strategico per l’economia delle aree interne e per il presidio del territorio”.
La provincia di Salerno presenta la più ampia superficie investita a castagneti (oltre 5mila ettari). Prima del problema cinipide, la produzione media annua del “Marrone di Roccadaspide IGP” era di circa 5-6 mila tonnellate, il 50% dell’intero raccolto di castagne della provincia di Salerno.