La Corte di Cassazione ha accolto, con rinvio, il ricorso presentato da Elvira Alfieri avverso l’ordinanza del Tribunale del Riesame di Salerno che aveva rigettato la sua richiesta di revoca degli arresti domiciliari. Alfieri è coinvolta nell’inchiesta sui presunti appalti pilotati a Capaccio Paestum, con accuse provvisorie di turbativa d’asta continuata e corruzione propria aggravata, in concorso, tra gli altri, con il fratello Franco Alfieri, già sindaco e presidente della Provincia di Salerno. Nonostante la decisione della Cassazione, Elvira Alfieri rimane agli arresti domiciliari in attesa del nuovo giudizio del Riesame sulla sussistenza delle esigenze cautelari.
Le contestazioni dei legali e le motivazioni della Cassazione
I legali di Elvira Alfieri, avevano contestato il pericolo d’inquinamento delle prove, essendosi dimessa dalla carica di amministratrice unica della Alfieri Impianti S.r.l., società beneficiaria delle presunte condotte illecite; non solo: le presunte condotte illecite avrebbero visto un ruolo solo residuale di Elvira Alfieri.
La Cassazione, nell’annullare l’ordinanza impugnata e rinviare gli atti al Riesame, ha motivato la sua decisione con riferimento al pericolo di inquinamento probatorio. La Corte Suprema ha ricordato come l’ordinanza del Riesame descrivesse “il peculiare modo di comunicare tra il coindagato Francesco Alfieri e l’ing. Gianvito Bello, dipendente comunale, che avveniva mediante scambio di ‘pizzini’”. Inoltre, ha evidenziato le azioni di Franco Alfieri volte a “commissionava anche una bonifica elettronica del suo Ufficio di Sindaco alla ricerca di dispositivi di captazione” e analoghe operazioni presso il suo ufficio di Presidente della Provincia. La Cassazione ha tuttavia ritenuto “apodittica e sostanzialmente mancante” la motivazione del Riesame nell’estendere tale pericolo anche a Elvira Alfieri, cui non venivano addebitate “alcuna specifica condotta atta ad influire sulla genuinità degli elementi e delle fonti di prova”.
Dubbi sulla valutazione delle dimissioni e del ruolo di Elvira Alfieri
La Suprema Corte ha inoltre criticato il Tribunale del Riesame per non aver adeguatamente spiegato “in che modo tale evenienza [le dimissioni dalla carica sociale, ndr] non possa costituire un fattore di rinnovata valutazione della necessità e dell’adeguatezza del regime cautelare”, considerando l’incensuratezza dell’imputata e la sua posizione, definita “sostanzialmente al traino” delle iniziative del fratello, pur con le “indicate ricadute in termini di indebiti benefici percepiti”. La Cassazione ha dunque accolto il ricorso, ritenendo necessaria una nuova valutazione da parte del Riesame che tenga conto di questi elementi.