Si conoscerà domani il futuro, almeno imminente, di Franco Alfieri e degli altri indagati nel processo che li vede coinvolti a vario titolo per corruzione, irregolarità negli appalti e falso. La Corte di Cassazione, infatti, si pronuncerà sul ricorso presentato dalle difese degli indagati relativamente non solo alle misure cautelari ma anche sulla competenza del tribunale.
Ecco cosa potrebbe succedere
In particolare secondo i legali del sindaco di Capaccio Paestum e presidente della provincia di Salerno il principale reato contestato, ovvero la corruzione, si sarebbe eventualmente consumato a Torchiara, pertanto in un territorio di competenza del Tribunale di Vallo della Lucania. Pertanto, qualora la tesi venisse accolta, i magistrati di Salerno sarebbero incompetenti e tutti gli atti verrebbero trasmessi alla procura cilentana. In questo caso per Franco Alfieri, la sorella Elvira, l’ex capostaff del sindaco Andrea Campanile, i vertice della Dervit (Alfonso D’Auria e Vittorio De Rosa) e il funzionario capaccese Carmine Greco, potrebbero venir meno anche le misure cautelari applicate lo scorso 3 ottobre.
La Corte di Cassazione potrebbe decidere per l’incompetenza territoriale
Il dato a favore delle difese è che anche il Procuratore presso la Corte di Cassazione ha sostenuto la tesi dell’incompetenza territoriale. Ma cosa accadrebbe in questo caso? Il processo ricomincerebbe presso il tribunale di Vallo della Lucania, ma in forza della riforma Cartabia, in assenza di particolari deroghe resta valido quanto disciplinato dal Codice di Procedura Penale, secondo cui l’inosservanza dei criteri attributivi della competenza con costituisce causa di inefficacia. Inoltre, dalla comunicazione al giudice individuato come competente decorre il termine di 20 giorni per la dichiarazione di inefficacia delle misure cautelari se il giudice competente non le conferma.
Insomma l’incompatibilità non produce l’inefficacia delle prove acquisite ma al contempo può comportare l’inefficacia delle misure cautelari (in questo caso gli arresti domiciliari) qualora il nuovo magistrato non le confermi. Una decisione che potrà prendere in totale autonomia, sulla base di una propria valutazione degli atti.
Se non confermata la detenzione domiciliare Alfieri tornerebbe ad occupare la carica di presidente della Provincia e sindaco, ruolo da cui non si è mai dimesso.