A poco più di due mesi dall’arresto di Franco Alfieri, la sua posizione come sindaco di Capaccio Paestum e presidente della provincia di Salerno, inizia a vacillare. Nella serata di giovedì, durante il Consiglio comunale della città dei templi, si sono registrate le dimissioni di Gianfranco Masiello, esponente della maggioranza ed ex assessore all’Igiene Urbana e Benessere Animale.
La nota
«Tale decisione, sofferta ma consapevole – ha spiegato il consigliere dimissionario attraverso una lettera letta dal presidente dell’assise, Angelo Quaglia – scaturisce dal venir meno, oggettivamente, dei presupposti per i quali ho accettato la mia ricandidatura a Consigliere Comunale in occasione delle recenti elezioni amministrative».
Per Masiello, la scelta di candidarsi era stata legata «senza dubbio alla ricandidatura a Sindaco di Franco Alfieri (senza nulla togliere alla sindaca facente funzioni Maria Antonietta Di Filippo), al quale va riconosciuta la giusta visione e progettualità programmatica per consolidare e potenziare lo sviluppo di Capaccio Paestum in questo quinquennio». Non manca, però, una stoccata al sindaco sospeso: «A mio avviso – dice – soprattutto per gli innumerevoli impegni istituzionali assunti negli ultimi anni, gli si può addebitare l’aver sottovalutato qualcosa e sopravvalutato qualcuno».
Al posto di Masiello dovrebbe subentrare in consiglio comunale la prima dei non eletti della lista Concreta e Stabile, ovvero Serena Landi, che però è consigliere d’amministrazione del Consorzio Farmaceutico Intercomunale, carica incompatibile con quella nell’assise civica. In caso di rinuncia, quindi, subentrerebbe Francesca Paolillo, figlia dell’ex consigliere comunale delegato alla protezione civile, Maurizio Paolillo. Tuttavia, la questione resta un rebus.
Cosa potrebbe succedere
La decisione di Masiello sembra essere soltanto la punta dell’iceberg di un clima di insofferenza che coinvolge diversi amministratori capaccesi dopo l’arresto del sindaco Alfieri. Ci sarebbe infatti un gruppo più cospicuo di membri dell’assise pronti a dimettersi in blocco, facendo venir meno la maggioranza e portando così allo scioglimento il Consiglio comunale. In tal caso Alfieri perderebbe anche l’incarico di presidente della provincia di Salerno.
Ormai a Capaccio Paestum sono certi che si andrà in questa direzione: se il primo cittadino non dovesse fare un passo indietro, sarebbe la maggioranza degli eletti nelle liste a suo sostegno a fare la prima mossa. Ma se ne riparlerà con ogni probabilità il nuovo anno.
Prima, infatti, i consiglieri intendono compiere un atto di responsabilità votando a fine dicembre il piano di riequilibrio finanziario che consentirebbe di avviare un percorso di risanamento delle casse comunali gravate da un disavanzo di ben 41 milioni di euro.
Nei giorni scorsi la giunta ha già avviato un programma che prevede aumenti dei costi dei parcheggi, dell’imposta di soggiorno, dei diritti di segreteria e dei canoni per l’affitto delle strutture sportive e per la locazione dell’ex tabacchificio. Queste scelte stanno suscitando malcontento tra i cittadini, che quest’anno vivranno anche un Natale privo di luminarie e con pochi eventi, insomma in un regime di spending review.
In attesa delle decisioni dei consiglieri di maggioranza, gli esponenti delle opposizioni continuano a invocare una mossa di Alfieri, anche alla luce della nuova accusa di associazione a delinquere che coinvolge anche il consigliere regionale Luca Cascone e due funzionari dell’ente capaccese. «La posizione del sindaco eletto è davvero critica; non capisco come si possa andare avanti e perché non si dimetta – afferma il candidato sindaco Carmine Caramante – nei giorni scorsi c’è stato il gesto di Cascone che ha rimesso le deleghe a De Luca dimostrando di essere un politico; Alfieri evidentemente non lo è, sta dimostrando solo di essere un ras di provincia».