Il giornalista Fernando de Haro presenta, Venerdì 10 maggio alle ore 10,00 nel Salotto Comunale di Battipaglia, la sua biografia divulgativa sui generis, scritta combinando ricerca delle fonti e tecniche narrative di solito usate per la fiction, “Perché sono un uomo. Scene dalla vita di don Giussani (Ancora, 2023).
Le dichiarazioni
“Scrivere questo libro è stata un’occasione per vivere una vibrazione di fede, una vibrazione umana molto intensa, molto importante – chiosa de Haro – Penso che la vita di don Giussani sia molto attuale perché nel contesto secolarizzato in cui viviamo ripropone un metodo per vivere la fede. Giussani ha vissuto una fede senza dubbi, una fede molto forte e chiara con una grandissima certezza, grazie al suo percorso personale: per Giussani nella chiesa, nella libertà che dà la chiesa c’è l’occasione di avere risposta alle domande esistenziali, alle domande della sua umanità”.
Non a caso, per la quarta di copertina del suo libro de Haro ha scelto la frase «Quello che ho detto, non l’ho detto perché sono un prete, ma perché sono un uomo». Tutto nasce dalle domande più umane, più personali ma anche più comuni a tutti gli esseri umani.
“Giussani – continua de Haro – ha fatto questa esperienza dopo aver letto il poeta Giacomo Leopardi, l’ateo Giacomo Leopardi; ha fatto sue le domande di Leopardi e ha trovato la risposta a questa esigenza di umanità in Gesù e nel mistero fatto carne. Per lui la fede è vissuta come compito, come la pienezza dell’umano. La fede è ragionevole perché consente di vivere una vita piena, una vita più grande, più umana. La tradizione della Chiesa, valorizzata da don Giussani, viene riproposta ai ragazzi in un modo molto intelligente, perché non è solo una ripetizione del passato ma l’occasione per verificare che la fede può essere e di fatto è una risposta al bisogno del presente”.
Il metodo educativo
Un metodo educativo, continua l’autore, che non ha paura del mondo moderno secolarizzato. “Un metodo, mi pare, di una grandissima attualità perché ha un valore sfidante molto grande. Non è un cattolicesimo in difesa, è un cattolicesimo in uscita, apre e avvia processi, come dice papa Francesco, non è la difesa di uno spazio ma è la provocazione per aprire tutto il processo di verifica personale, reso possibile dal fatto che c’è la chiesa, c’è una comunità, c’è una compagnia dove questa verifica si può fare. Tutto l’interesse che Giussani ha, tutto il suo grandissimo interesse per la cultura, per la carità, per la missione, è per questo, per la maturazione del soggetto nella fede.
Anche, ad esempio, la sua posizione di fronte a tanti non credenti, o a chi professa un’altra religione, è una posizione ecumenica perché per Giussani tutto è interessante, da ogni persona c’è da imparare. Dunque un metodo e un approccio molto ecumenico, questa è la sua concezione dell’amicizia. C’è anche un altro aspetto, il non essere “comodo” con la ricerca della egemonia politica. Per Giussani la politica non è mai una questione di egemonia. Ha un’apertura totale verso tutti; in un certo senso Giussani è un anticipo di risposta, con la sua vita, alla sfida delle chiese vuote”.
Che cosa si può fare di fronte a questa sfida? Proporre la fede come risposta all’umano, ribadisce Fernando de Haro. “Giussani dice sempre che non c’è una risposta utile se non c’è prima una domanda. Bisogna sempre proporre la fede come una risposta alla domanda dell’uomo; dice ai suoi ragazzi che senza vivere la drammaticità dell’umano la fede perde il suo valore”.