La comunità cilentana è divisa dopo la notizia dell’arresto di Franco Alfieri, avvenuto nella giornata di ieri. Il presidente della provincia di Salerno e sindaco di Capaccio Paestum si trova detenuto presso il carcere di Salerno; ai domiciliari, invece, Vittorio De Rosa ed Alfonso D’Auria, legale rappresentante e procuratore speciale della società DERVIT, Elvira Alfieri, legale rappresentante della ALFIERI IMPIANTI nonché sorella del sindaco, Andrea Campanile, dipendente del comune di Capaccio facente parte dello staff del Sindaco, e Carmine Greco, RUP dei procedimenti oggetto di indagini della guardia di finanza di Eboli.
Dovranno rispondere a vario titolo di turbata libertà degli incanti e corruzione per atti contrario ai doveri d’ufficio.
I commenti
I commenti da parte dei cittadini non si risparmiano e, come nella politica, ci si divide tra garantisti e colpevolisti, con questi ultimi che emettono già le prime condanne, in realtà ben lontane dall’arrivare.
Così se i sostenitori dell’amministratore cilentano lo difendono a spada tratta, certi almeno in apparenza di ogni estraneità alle accuse a suo carico, gli oppositori, nascosti dietro una parvenza di garantismo, non risparmiano critiche ad un modus operandi più volte finito sotto i riflettori, cercando di far travolgere dall’ondata di polemiche anche il governatore della regione Campania, Vincenzo De Luca, rimasto finora silente di fronte alle vicende giudiziarie che interessano il suo sodale.
Soprattutto sui social le mezze misure sembrano venire meno e l’opinione pubblica si spacca: C’è chi sostiene Franco Alfieri e lo osanna, rispondendo alle critiche degli oppositori politici ricordando il plebiscito ottenuto alle ultime elezioni comunali a Capaccio Paestum, e chi lo critica rispolverando vecchie indagini, soprannomi balzati alle cronache ed altre procedure dubbie ma sempre risultate legittime quando passate al setaccio della magistratura.
C’è anche chi non si scompone mostrando però rammarico per una carriera politica che, a suo dire, sarebbe già al capolinea: «Peccato sia finita, eppure la nostra città stava migliorando», il commento lapidario di un cittadino di Capaccio che candidamente pare abbia anticipato non solo le indagini, ma anche il primo, il secondo ed il terzo grado di giudizio.
Eccezioni a parte la maggioranza dei cittadini di Capaccio Paestum interessati alla questione non ha dubbi nel difendere il proprio sindaco; ad Agropoli c’è più omertà ma chi si espone lo fa, in un senso o nell’altro, senza risparmiarsi. Altrove sembrano essere i titoloni della stampa a condizionare i giudizi, così come le vecchie vicende che in passato hanno travolto Alfieri.
Insomma il quadro è variegato.
Che Alfieri fosse sostenuto dalla città che amministra e in parte da quelle che ha amministrato, però, è un dato di fatto. Lo confermano i risultati delle elezioni svoltesi a Capaccio Paestum poco più di tre mesi fa.
Ma a questo punto è legittimo riproporre una domanda che in molti si fanno da tempo: a cosa è dovuto così tanto consenso? Ad un modo di fare a tratti illegittimo contestatogli ora dal procuratore di Salerno Giuseppe Borrelli o dal suo saper fare il sindaco, come recitava un vecchio spot elettorale?
Alfieri, di fatto, ha sempre osato più di quanto altri politici della zona abbiano saputo o voluto fare. Se il suo atteggiamento sia scaduto o meno in un illecito lo chiarirà la magistratura che potrebbe, nel primo caso, anche andare più a fondo per provare a capire se esiste un “sistema” tale da aver contribuito al successo dell’Alfieri politico. In caso contrario verrebbero messi a tacere, probabilmente, tutti gli oppositori, sempre che i cittadini, a margine del suo arresto, non abbiano già decretato la sentenza più importante, quella dell’opinione pubblica, incapace di rispettare iter procedurali e di attendere tutti i gradi di giudizio che la legislazione prevede.