Protestano alcuni cittadini di Altavilla Silentina per il disboscamento dell’area montana Chianca, avviato dall’ente comunale con lo scopo di tenere pulito il territorio, di prevenire gli incendi e anche di fare cassa vendendo la legna.
La protesta e la replica dell’amministrazione
Presso piazza Umberto I sono subito comparsi degli striscioni affissi da quanti sono contrari a tale decisione: “No al taglio del Bosco Chianca” si legge su uno di questi affisso sulla terrazza della piazza centrale.
Intanto dall’amministrazione comunale, guidata dal sindaco Francesco Cembalo, hanno fatto sapere di aver ricevuto tutte i pareri regolari per procedere al taglio degli alberi e proprio al fine di acquisire ogni documento utile a testimoniare la regolarità delle operazioni, alcuni amministratori, nelle ore scorse, si sono recati a Napoli, presso la sede della Regione Campania.
Ciò non è bastato a placare gli animi dei tanti cittadini che hanno considerato l’operazione un vero e proprio scempio per l’ambiente e per la fauna.
Le reazioni
Sulla questione è intervenuta anche la presidente della Lega Italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente e dell’intergruppo parlamentare per i Diritti degli Animali e della Tutela dell’Ambiente, Michela Vittoria Brambilla, di Noi Moderati, che ieri ha presentato un’interrogazione alla Camera in cui ha chiesto ai ministri della Cultura e dell’Ambiente se sono a conoscenza di quanto sta accadendo ad Altavilla Silentina e se sono intenzionati ad intervenire al fine di evitare l’annientamento di un bosco di alberi alti come palazzi il cui taglio – si legge nell’interrogazione – comporterebbe danni al paesaggio e alla biodiversità.
“È incredibile che un’amministrazione comunale deliberi di abbattere un’area boschiva per ragioni finanziarie”, afferma invece la Coordinatrice provinciale del M5S, Virginia Villani.
Chi si oppone al taglio degli alberi non sta mancando di ricordare che secondo la direttiva operativa del Comando dei Carabinieri Forestali citata dal GUFI (Gruppo Unitario per le Foreste Italiane) quel bosco non può essere abbattuto senza autorizzazione paesaggistica anche perché sono passati quarant’anni dall’ultimo taglio, avvenuto nel 1978 e quindi non è più classificabile come bosco ceduo.