Si conclude, almeno per il momento, la vicenda legata ai lavori a San Francesco. A margine di un sopralluogo condotto da membri della Capitaneria di Porto, della Polizia Municipale e tecnici del comune di Agropoli, in presenza del privato che aveva avviato le opere, è stato disposto il sequestro del cantiere. Il provvedimento è stato emesso a causa dell’impatto ambientale di alcune opere realizzate nella zona, ritenute difformi rispetto a quanto autorizzato dagli enti competenti.
Le contestazioni
Nel dettaglio, il proprietario dell’area aveva pianificato la costruzione di gabbioni per proteggere l’area sovrastante, a rischio frana, compresa la strada provinciale che collega il porto a Trentova.
Tuttavia, sembra che il trasporto del materiale non fosse possibile via terra. Da qui la decisione di utilizzare una chiatta per trasportare i massi via mare, per poi collocarli nelle aree necessarie. Ciò ha comportato anche la realizzazione di una strada provvisoria. Proprio quest’ultima avrebbe creato un eccessivo impatto ambientale. Non solo: gli interventi su area demaniale non avrebbero ricevuto tutti i necessari pareri.
Le proteste degli ultimi giorni da parte di cittadini, associazioni e gruppi politici avevano acceso i riflettori sulla vicenda. Questa mattina, in seguito a un sopralluogo, le autorità hanno emesso il provvedimento di sospensione dei lavori. Il committente dei lavori, il direttore dei lavori e il proprietario dell’area privata sono stati denunciati all’Autorità Giudiziaria.
Le rassicurazione dell’Ente
Dal municipio era stata garantita la massima attenzione al caso: «Se i lavori effettuati rispettano le autorizzazioni, saremo inflessibili e pronti a denunciare qualsiasi irregolarità», aveva dichiarato il sindaco Roberto Mutalipassi. «Questa mattina, le forze dell’ordine e gli uffici comunali hanno effettuato i primi sopralluoghi. Sono state rilevate incongruenze che hanno portato alla sospensione dei lavori. Da parte nostra, garantiamo massima attenzione», le parole dell’assessore a porto e demanio Giuseppe Di Filippo.
Sulla questione della chiatta utilizzata per il trasporto dei materiali è invece intervenuto il funzionario Giuseppe Capozzolo: «La chiatta aveva il compito di spostare i massi per avvicinarsi alla costa, quindi provvedere nuovamente alla loro sistemazione. Se è andata via, significa che ha concluso le sue operazioni senza compromettere il fondale, comunque saranno le autorità a valutare le modalità di esecuzione dell’intervento».