Dopo la sentenza del Consiglio di Stato che ha confermato la regolarità delle elezioni amministrative 2022 escludendo il ritorno al voto, sulla politica agropolese è calato il silenzio. A tentare di riproporre il dibattito è il consigliere di minoranza Raffaele Pesce. L’esponente del gruppo Liberi e Forti fa un’analisi della maggioranza che governa Agropoli, definendola un «laboratorio politico – amministrativo molto particolare».
Le critiche di Pesce alla maggioranza
«Un iscritto al circolo locale di FdI è consigliere di maggioranza, lo era alla candidatura e lo è tutt’ora con tessera rinnovata lo scorso anno. Il consigliere ex coordinatore di FdI oggi tesserato PD almeno ha fatto una scelta, così come la consigliera candidata sindaco di FdI, che tesserata non era: scelte condivisibili o meno ma che comunque seguono una linea amministrativa e politica». Il primo riferimento è a Nicola Comite, esponente del partito di Giorgia Meloni ed oggi in maggioranza con un gruppo di centro-sinistra.
Ad essere descritto come “trasformista” anche Michele Pizza: è lui il consigliere comunale tesserato Pd che un tempo, da commissario di Fratelli d’Italia, lanciava strali contro l’attuale presidente della Provincia Franco Alfieri e suoi sodali. La terza persona indicata da Pesce è Elvira Serra, da qualche mese passata in maggioranza ma al momento della candidatura sostenuta anche da una lista dal partito di centro – destra.
Il silenzio di FdI
E proprio dal circolo agropolese di Fratelli d’Italia non si alza nessuna voce, né provvedimento per porre fine a questa situazione.
Anche il segretario cittadino ed ex sindaco Adamo Coppola sembra essere stato travolto dall’apatia della politica agropolese.
«C’è libertà di essere tesserati (e non a Roma ma nel locale circolo) è ovvio, ma c’è pure bisogno di onestà intellettuale nel non far parte di una coalizione che ha i colori politici che non si condividono: mantenere entrambe le posizioni è quantomeno inopportuno», dice Pesce.
Poi conclude: «Per unire le forze di opposizione, interne ed esterne al consiglio comunale, bisogna partire dalla chiarezza, innanzitutto all’interno di quest’ultimo e, fuori, nei confronti degli elettori».