Continua il dibattito sui lavori in corso in località San Francesco. Questa mattina Guardia Costiera e Polizia Municipale di Agropoli saranno sul posto per un sopralluogo congiunto finalizzato a verificare i lavori realizzati. Una questione che sta tenendo banco da alcuni giorni, ovvero da quando ha destato perplessità e preoccupazione la presenza di una chiatta proprio a pochi metri dallo scoglio tradizionalmente legato al santo di Assisi.
Il dettaglio dei lavori
Ma quali sono realmente le opere previste? Un privato, titolare di una struttura ricettiva, aveva chiesto e ottenuto dagli uffici comunali un’autorizzazione per effettuare interventi di messa in sicurezza di un’area a rischio frana. Un problema annoso che interessa non soltanto un tratto limitato di terreno ma anche la strada sovrastante, più volte soggetta a smottamenti. Ciò attraverso dei gabbioni.
L’autorizzazione contempla anche la realizzazione di una pista sterrata per raggiungere la zona, che tuttavia dovrà essere rimossa una volta conclusi i lavori. Un’opera, insomma, che benché eseguita da un privato garantirebbe benefici anche per la sovrastante strada provinciale.
Ciò che ha destato perplessità, però, è stato l’utilizzo della chiatta e la movimentazione di massi sul fondale. Un danno ambientale secondo gli oppositori che nella serata di ieri hanno raggiunto la zona affiggendo manifesti e striscioni di protesta. I privati, invece, hanno garantito che l’intervento era autorizzato e hanno garantito di aver acquisito anche studi da parte di esperti sugli interventi da compiere.
I chiarimenti dell’amministrazione comunale
A mettere tutto in dubbio, però, è stato un comunicato stampa licenziato dal comune di Agropoli secondo cui nessuna autorizzazione era stata concessa per interventi in mare. Un’affermazione che ha scatenato un putiferio con i consiglieri comunali Raffaele Pesce e Massimo La Porta che hanno chiesto le dimissioni del sindaco. Stando alle documentazioni in loro possesso, infatti, la richiesta del privato, autorizzata dal Comune, prevedeva anche “lo spostamento in ambiente sommerso di un limitato quantitativo di sedimenti costituenti il fondale, in aree ad esso contigue, per consentire l’avvicinamento del mezzo marittimo nella zona di deposito, in relazione al raggio di azione della gru di bordo”. Insomma la chiatta utilizzata insieme ad un escavatore per eseguire i lavori (considerato che taluni mezzi non potevano raggiungere l’area via terra) per potersi avvicinare alla costa aveva necessità di rimuovere alcuni massi dal fondale marino.
Un intervento imponente che non poteva passare inosservato e che di fatto ha acceso le critiche sulle autorizzazioni rilasciate dagli uffici comunali e sulla modalità di esecuzione delle opere da parte del privato.
Quest’ultimo ha dalla sua parte un intervento finalizzato alla messa in sicurezza non soltanto della sua proprietà, ma anche della sovrastante area pubblica; le autorizzazioni degli enti coinvolti e i pareri di esperti. Ma se tutto l’iter è stato corretto e i lavori eseguiti secondo progetto autorizzato, lo chiariranno molto probabilmente in maniera definitiva i sopralluoghi odierni delle autorità.