Accusati di usura, la Corte di Cassazione ha rigettato i ricorsi presentati da G.D.F. e A.D.F. I fatti risalgono al gennaio 2020 quando i carabinieri della compagnia di Agropoli eseguirono un ordine di arresto disposto dalla Procura di Vallo della Lucania dopo la scoperta di un giro di usura che sarebbe stato messo in atto dai due nei confronti di operatori commerciali e privati cittadini dell’area cilentana.
Il provvedimento del Tribunale
«In due distinte occasioni – facevano sapere dalla Procura all’indomani della misura cautelare – si facevano promettere e poi materialmente dare, quale corrispettivo di prestazioni in denaro da loro elargite, interessi superiori al tasso di soglia previsto per legge e, pertanto, da ritenersi usurario. Difatti, in una circostanza, a fronte di un prestito di euro 1.000, hanno preteso la restituzione, nell’arco di 12 mesi, dell’intero importo erogato incrementato dagli interessi annuali pari al 100%, per un importo complessivo, quindi, pari ad euro 2.000».
Uno dei due, inoltre, venne accusato anche di estorsione in quanto avrebbe posto in essere «reiterate minacce consistite nella prospettazione di un male ingiusto».
Le indagini permisero di ricostruire alcuni episodi verificatisi in particolare tra il 2017 e il 2018.
La Corte d’Appello aveva già emesso sentenza di condanna, confermando quanto già previsto dal Tribunale di Vallo della Lucania in primo grado.
La sentenza della Corte di Cassazione
Nelle scorse settimane si è pronunciata anche la Cassazione che ha respinto il ricorso dichiarandoli inammissibili. La motivazione della sentenza è stata pubblicata nei giorni scorsi. I due dovranno anche pagare le spese processuali.