Ancora una sentenza a sfavore del comune di Agropoli in relazione ai rapporti con i lavoratori e i sindacati. Il Tribunale di Vallo della Lucania, infatti, ha contestato una condotta antisindacale da parte dell’amministrazione Mutalipassi.
La decisione, emessa dal Giudice Giovanni Saporiti, si basa sulle disposizioni dello Statuto dei Lavoratori.
Contesto della Sentenza
La Confederazione Generale Italiana del Lavoro (CGIL) aveva presentato un ricorso contro il Comune di Agropoli, sostenendo che l’amministrazione aveva adottato un comportamento antisindacale approvando una delibera che riguardava la graduazione delle retribuzioni di posizione senza il dovuto confronto con le rappresentanze sindacali.
In particolare, la CGIL aveva evidenziato che la deliberazione n. 318/2022 era stata adottata unilateralmente, violando gli obblighi di informazione e consultazione previsti dal Contratto Collettivo Nazionale (CCNL) del Comparto Funzioni Centrali.
Aspetti giuridici
Il Tribunale ha esaminato se la condotta del Comune potesse essere considerata antisindacale. Secondo la giurisprudenza consolidata, per configurare una condotta antisindacale non è necessario dimostrare un intento lesivo specifico da parte del datore di lavoro; è sufficiente che il comportamento denunciato sia idoneo a ledere i diritti sindacali e la libertà di associazione.
In questo caso, il Giudice ha rilevato che la deliberazione in questione non solo riproduceva criteri già stabiliti in precedenti deliberazioni, ma introduceva anche nuovi elementi che avrebbero dovuto essere oggetto di consultazione con le organizzazioni sindacali.
Implicazioni della sentenza
La sentenza sottolinea ancora una volta l’importanza della trasparenza e della comunicazione tra le amministrazioni pubbliche e i sindacati. Essa evidenzia come il rispetto delle procedure di consultazione non sia solo una formalità, ma un elemento essenziale per garantire relazioni sindacali corrette e rispettose dei diritti dei lavoratori. La mancata attivazione di tali procedure da parte del Comune ha portato alla conclusione che vi fosse una violazione degli obblighi previsti dal CCNL.
Soltanto alcuni mesi fa, per un’ulteriore modifica delle struttura organizzativa, il Comune aveva già avuto una sentenza a sfavore, sempre su ricorso presentato dalla CGIL relativamente alla modifica del regolamento di polizia municipale.
Con i suoi comportamenti l’Ente è stato condannato a pagare, fin ora, quasi quattromila euro di spese di lite, cui vanno aggiunti i costi dei legali, l’Iva e la Cassa.