Agropoli, accusato di riciclaggio di assegni rubati: confermata condanna per imprenditore

Respinto il ricorso presentato dagli avvocati dell'uomo condannato già a tre anni dal Tribunale di Potenza

Di Ernesto Rocco

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso di un imprenditore di Agropoli già condannato per riciclaggio di auto rubate dal Tribunale Di Potenza ed ora a processo per fatti simili.

I fatti

Il 60 enne era finito in giudizio per riciclaggio di assegni rubati e dopo la condanna della Corte di Appello aveva proposto ricorso ai giudici romani.

L’imprenditore aveva contestato le motivazioni alla base della dichiarazione di responsabilità e in particolare la conoscenza da parte dell’imputato della provenienza illecita degli assegni ricevuti. Gli ermellini hanno evidenziato che «i medesimi motivi di ricorso, con i quali si denuncia la illogicità della motivazione sulla base della diversa lettura dei dati processuali o una diversa ricostruzione storica dei fatti o un diverso giudizio di rilevanza o comunque di attendibilità delle fonti di prova, non sono consentiti in sede di legittimità, atteso che alla Corte di cassazione non è demandato il compito di sovrapporre la propria valutazione delle risultanze processuali a quella compiuta nei precedenti gradi, né quella di saggiare la tenuta logica della pronuncia portata alla sua cognizione mediante un raffronto tra l’apparato argomentativo che la sorregge ed eventuali altri modelli di ragionamento mutuati dall’esterno». Dunque valgono le convinzioni dei giudici che nei precedenti gradi di giudizio hanno escluso la buona fede dell’imprenditore «in considerazione del fatto che questi non è stato in grado di indicare la persona dalla quale ebbe a ricevere i titoli».

La Cassazione ha anche rigettato il ricorso nella parte in cui chiedeva l’applicazione di pene sostitutive. Di qui la conferma della condanna già inflitta dal tribunale.

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