Autonomia differenziata, sviluppo dell’industria italiana e transizione green, sono questi i temi al centro della due giorni di evento che si è svolta alla stazione marittima di Salerno. La seconda edizione di “Sud Nord Invest” ha radunato nel capoluogo esponenti politici, istituzioni e imprese provenienti da tutta la Penisola per visioni e confronti sul futuro dell’industria italiana. Un vero e proprio dialogo aperto e costruttivo tra Nord e Sud per evidenziare, in particolare, le sfide e le opportunità legate alla recente approvazione del disegno di legge sull’autonomia differenziata. Tra i temi affrontati anche quello legato alle infrastrutture, di cruciale importanza per il nostro territorio provinciale, con un’attenzione particolare all’Aeroporto di Salerno “Costa d’Amalfi”.
«L’autonomia differenziata prevedrà nell’impianto attuale una contrattazione tra le regioni e il governo per la delega di una potestà legislativa esclusiva in una serie di materie rilevantissime, che sono elencate nell’articolo 117 della Costituzione. Molte impattano anche la politica industriale». Ha detto Antonio Visconti, presidente Ficei e Consorzio Asi di Salerno in apertura dell’evento “Sud Nord Invest”. «Immaginiamo nell’ambito del governo del territorio, quindi la disciplina industriale, la disciplina urbanistica che potrebbero variare da regione a regione e vedere regolamenti diversi tra di esse. Ci potremmo ritrovare ad avere 20 sistemi diversi di gestione in tantissimi campi come la produzione e il trasporto di energia. Tutto ciò un lato potrebbero migliorare il rapporto tra le imprese e le istituzioni, potendo contare su una catena di gestione di comando più corta, ma dall’altro lato si potrebbe correre il rischio di favorire una frammentazione, una perdita di competitività del nostro sistema Paese» ha sottolineato Visconti.
Per il presidente di Confindutria Salerno, Antonio Ferraioli, l’Italia è riconosciuta a livello mondiale per «il Made in Italy, e poter consentire alle regioni di presentarsi come il Made in Veneto, il Made in Lombardia, piuttosto che il Made in Campania, è una cosa assolutamente controproducente. Due settori come la moda e l’agroalimentare sono un pilastro dell’export a livello nazionale, non a livello territoriale.
Siamo riconosciuti perché come italiani sappiamo fare bene le cose. Mi auguro che si possa trovare una soluzione perché, sono convinto, andare al referendum sarebbe negativo proprio per l’unità stessa del Paese».