Mohamed, 30 anni di Settat, città marocchina a pochi km da Casablanca. La sua storia è quella di tanti come lui che hanno trovato la morte nel Mediterraneo. Una storia fatta di sogni, speranze, finita tragicamente a pochi km dalla costa siciliana, a pochi attimi dalla meta.
Un ragazzo come tanti, appassionato di calcio, solare e innamorato della vita. Nel suo cassetto dei sogni, raggiungere l’Italia, raggiungere i tanti amici che vivono nel Vallo di Diano. Un sogno coltivato per anni, con sacrificio e costanza. Per mettere da parte i soldi per il viaggio, tanti lavoretti saltuari, dal panettiere al muratore, dal facchino all’imbianchino. Poi finalmente la partenza.
Il primo tratto lo fa utilizzando l’aereo fino in Libia poi, insieme a 500 persone, viene imbarcato su un vecchio “barcone” allo stremo della realtà, accovacciato a terra come un animale bastonato. Un viaggio assurdo, giorni e notti di navigazione senza cibo, senza acqua, in balia delle onde e del freddo. Stava raggiungendo la sua meta Mohamed, quando all’improvviso alla vista di un elicottero della Marina Militare Italiana, l’equilibrio a bordo si sgretola e, l’esigenza di chiedere aiuto si trasforma in confusione che fa ribaltare la precaria imbarcazione.
Mohamed non sapeva nuotare, il suo corpo non è stato mai ritrovato.
Una vita spezzata nel fiore della gioventù, un sogno mai realizzato il suo. Dopo tre anni gli amici, tanti, che vivono nel Vallo di Diano, lo ricordano commossi.