Con l’inizio del nuovo anno scolastico si ripropone il dibattito sulla refezione scolastica, che vede contrapposti i sostenitori del pasto libero, portato da casa e a basso costo, a quelli che invece preferiscono la scelta, anche sociologica, di un menu unico offerto dalla scuola.
Una proposta che potrebbe mettere tutti d’accordo è quella di ASMEL, l’Associazione per la Sussidiarietà e la Modernizzazione degli Enti Locali, che invita a puntare sulle mense a km 0 che, in base alla valutazione delle esperienze già attive, consentirebbero un risparmio fino al 50% dei costi, passando dalla media attuale di 5 euro a 2,5 euro.
L’Asmel, che rappresenta 2400 enti locali di tutta Italia, è convinta che la scelta di puntare su prodotti del territorio sia la soluzione migliore per promuovere qualità ed economicità al tempo stesso.
“La refezione scolastica a km 0, cioè con prodotti del territorio, è una prassi adottata già da alcuni Comuni italiani ed è riuscita a mettere d’accordo genitori e istituzioni – afferma il Segretario Generale di ASMEL Francesco Pinto – oltre che supportare e sviluppare l’economia del territorio”.
La recente sentenza del Consiglio di Stato che ha ammesso la possibilità di portare il pasto da casa va nella stessa direzione delle mense a km 0: i genitori preferiscono i prodotti e i piatti del territorio a menù generalisti preparati con alimenti industriali.
Oggi il servizio delle mense scolastiche, che interessa 2,5 milioni di studenti delle scuole primarie, da 3 a 10 anni, e circa 500mila di quelle secondarie di primo grado, viene affidato ad una ditta esterna nel 90% dei casi ma oltre il 70% dei genitori non è soddisfatto del rapporto qualità-costo. Inoltre, ci sono grandi disparità tra Nord e Sud del Paese e tra le scuole dello stesso territorio.
Tra le buone prassi emerge quella del Comune di Caggiano. Qui il costo procapite del servizio di refezione scolastica, con prodotti a Km 0, risulta addirittura la metà di quello medio delle grandi città, anche grazie alla formula del baratto che vede le famiglie in grado di conferire prodotti del proprio orto (pomodori, ortaggi, legumi, frutta ecc.) e scambiarli con le quote a proprio carico sulla base di un prezzario prestabilito.
“Le mense a Km 0 hanno due grandi vantaggi: pasti legati alle specificità del territorio e più genuini di quelli derivanti dall’impiego di prodotti industriali e costi minori per gli enti locali e conseguentemente per le famiglie”, conclude Giovanni Caggiano, Sindaco di Caggiano.