La devozione verso San Vito rappresenta uno dei culti più diffusi nel territorio cilentano ed è presente in modo abbastanza capillare in tutto il meridione della penisola. I dati agiografici del Santo ci provengono da diversi Martirologi, spesso incerti e contrastanti; ciò nel corso dei secoli ha fatto presupporre addirittura l’esistenza di più martiri con il nome di Vito.
Nel Martirologio di San Girolamo si legge che In Lucania Natalis Viti […] mentre nell’antichissimo MS. di Anversa si legge che in Sicilia natalis Sanctorum Viti, Modesti, Crescentia. È questa seconda possibilità la più nota e condivisa. Il giovane Vito fu devoto seguace di Cristo durante tutta la sua breve esistenza. Manifestò la sua profonda devozione in età molto precoce, ed esternava la sua credenza in opere di bene che spesso si traducevano in miracoli verso il popolo e lui stesso veniva miracolato per intercessione divina. Tanto serve per giustificare l’uscita indenne dalle numerose torture a cui venne sottoposto. La ricorrenza è fissata al 15 Giugno, data in cui sarebbe salito al cielo. La leggenda lo vuole sepolto sulle rive di un fiume: forse il Sele o forse l’Alento, non abbiamo certezze. Quello che è certo è che le sue tracce sono molto evidenti nel nostro territorio. Ed è proprio questo elemento che collega in modo indissolubile Vito al territorio dell’antica Lucania ove si innestò il Cilento.
Dalla tradizione è possibile trarre elementi utili al fine di rintracciare le possibili località in cui le spoglie del Santo riposano. La “Passione di San Vito” a tal proposito ci parla di “Fiorenza” colei a cui fu affidato il compito della sepoltura. Sempre secondo la tradizione Vito venne deposto insieme alla nutrice “Crescenza” e il suo precettore “Modesto”. Fu il volere dello stesso martire a designare il luogo della sua sepoltura: Et hoc ordine ab impetu fluminis erepta Florentia, collegit corpora sanctorum, et aromatibus condiens, sepeliuit ea in eodem loco, ubi requieuerunt, qui dicitur Marianus.
E dunque, il corpo di Vito insieme a Modesto e Crescenzia trovò riparo in un luogo “qui dicitur Marianus” ovvero consacrato alla Madonna.
Ad oggi, pur prevalendo l’ipotesi “delle rive del Sele”, questo luogo rimane incerto e misterioso. “San Vito al Sele” (anche noto come San Vito alla Piana) è il Santuario che ne testimonia il passaggio in queste terre, in quei luoghi ove il giovane martire spese gli ultimi periodi della sua vita terrena. Altre possibili ipotesi fanno pensare al toponimo “Magliano”, abitato che sorge nei pressi delle sorgenti dell’Alento, che sarebbe scaturito da Mallius o Manlius e successivamente identificato nel luogo qui dicitur Marianus riportato nella “passio”. Discendendo la vallata, ad Ostigliano (Perito) il culto del Santo è stato molto praticato nei secoli passati, tanto da essere esistita una piccola Cappella dedicata a San Vito, ove oggi sorge il cimitero, e di cui non restano tracce a livello strutturale. La presenza, però, oltre alla statua del Martire, anche dei Santi Modesto e Crescenzia, rafforza l’idea di un profondo culto in loco, e tra l’altro nei dintorni è situato un luogo consacrato alla Madonna, rifacendosi così alla storia. Addentrandoci nel cuore dell’odierno Cilento, invece, arriviamo al fiume Pietra, in territorio di Felitto, ove al Santo è dedicata una chiesetta campestre.
Tradizioni ancora vive. Il Santuario di San Vito al Sele, nei secoli è stato meta di corposi pellegrinaggi soprattutto in occasione della ricorrenza. La benedizione degli animali è fra i più antichi rituali, insieme ad una maestosa fiera. Gli stessi rituali hanno resistito per diversi anni, intervallati da periodi di decadenza, anche ad Ostigliano: qui il culto si è fortemente ridimensionato già a partire dalla prima metà del 1900. Festa grande, infine, nel Golfo di Policastro, a Sapri, città di cui San Vito è patrono.