“Vediamo gli automezzi e recuperiamo i nostri stipendi”
VALLO DELLA LUCANIA. «Mettiamo in vendita l’impianto di selezione di Vallo Scalo e gli automezzi, recuperiamo i nostri stipendi».
È la provocazione degli operai del Corisa 4. L’ennesimo tentativo di recuperare qualche mensilità arretrata. Sono quattro anni che i dipendenti del consorzio di Vallo, trenta in tutto, non percepiscono lo stipendio. Tra mensilità arretrare e Tfr avanzano circa due milioni di euro. Il dramma più grande é l’incertezza legata alla loro futuro. L’impianto, nonostante le tante promesse dei politici locali e regionali è fermo da anni.
In una lettera al commissario Vitale, al vice presidente della Regione Bonavitacola e al presidente dell’Ente di Ambito di Salerno Coscia hanno lanciato la provocatoria proposta: «vendiamo l’impianto e i mezzi dati in dotazione gratuita alla Yele con un contratto peraltro scaduto il 20 agosto». Gli operai sono allo stremo. «Non nutriamo più speranze – dice Lidia Positano, responsabile del personale – le promesse non sono state mantenute. La classe politica del territorio è assente, incapace di dare risposte. Non tutela né i lavoratori né il suo stesso patrimonio». La rabbia é incontenibile. I lavoratori si sentono presi in giro.
«Si preferisce pagare – denunciano – costi alti di trasporto e smaltimento di rifiuti, invece di far funzionare un impianto pubblico. Il sito di Vallo Scalo, costruito con finanziamenti della Comunità Europea, potrebbe essere ripristinato con pochi soldi. È invece abbandonato mentre i politici inaugurano impianti probabilmente finanziati con soldi pubblici».
Oltre trenta famiglie sono in ginocchio. Gli operai stanno valutando proteste da mettere in campo anche a tutela dei posti di lavoro perché «nonostante la legge ci tuteli – ribadiscono – come dipendenti del consorzio assunti entro il 2008 ci vediamo superare da persone assunte dopo senza sapere come. Non ci risulta che la Yele abbia mai avviato o concluso procedure pubbliche di assunzioni. Inoltre il fuggi fuggi generale dalla Yele da parte dei Comuni non pare ponga fine alla violazione di legge».