Emergono altri due casi sospetti
Si allarga l’inchiesta sulla morte di Giuseppe Pellegrino, il 63enne di Vallo della Lucania deceduto dopo un trapianto di organi. Sulla vicenda indaga la Procura di Mantova. Nel fascicolo oltre al decesso di Pellegrino ci sono altri due casi sospetti che riguardano la morte di altre due persone uccise da tumore, come il 58enne di Vallo, dopo essere state sottoposte a un trapianto di organi, espiantati allo stesso donatore suicida.
L’espianto fu eseguito da un’équipe medica dell’ospedale Carlo Poma di Mantova. Su quei decessi la magistratura, come noto, ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo che, alla fine dello scorso anno, ha rischiato l’archiviazione. Ma il giudice per le indagini preliminari Matteo Grimaldi, non solo ha respinto la richiesta del pubblico ministero, ma ha riaperto le indagini affidandole a un nuovo sostituto procuratore, con una proroga di sei mesi che, a breve, scadranno. Ed è proprio in questo breve arco temporale che il pm avrebbe accertato ulteriori responsabilità, oltre a quella dell’ex primario che aveva gestito il coordinamento e la procedura.
Il reato contestato parte dall’ipotesi che gli organi prelevati a Mantova e destinati ai tre riceventi fossero tutti già malati e che quindi non siano state eseguite le opportune verifiche, come ad esempio le biopsie che potevano rivelare la presenza di cellule malate nel pancreas e nei due reni. Tutto parte dal caso del 63enne di Vallo della Lucania, morto a distanza di otto mesi dal trapianto di un rene ricevuto dal donatore suicida. La famiglia Pellegrino con l’avvocato Riccardo Ruocco ha presentato immediata denuncia. Come il salernitano, anche gli altri due trapiantati entrambi 50enni, uno di Milano , l’altro di Brescia, muoiono in meno di un anno dall’intervento.