Oggi i festeggiamenti
Ascea, luogo secolare, sorge su una collina a ridosso della propria “Marina”. Il luogo è conosciuto per lo più perché depositario di gioielli architettonici facenti capo alle vestigia dell’antica polis Elea-Velia e per le sue immense distese sabbiose, ricche di suggestive cale e falesie e così meta di molti viaggiatori. Però i monumenti più importanti di Ascea e dei suoi dintorni sono costituiti da edifici di carattere religioso, che fanno sì che sia un luogo ricco di cultura e tradizioni e custode di manifestazioni popolari. Della chiesa di Castellammare della Bruca, che nel ‘600 e ‘700 era dedicata, come la parrocchiale, a San Nicola, si sa che crollò e venne ricostruita, in seguito, più volte. Nel 1907, essendo la parrocchia chiusa per i lavori di restauro, venne costruita la Cappella di Sant’Antonio di Padova.
Questa cappella rappresenta una delle chiese che, ad Ascea, richiamano maggiormente la devozione popolare. Il culto si impernia attorno all’immagine del Santo conservata in una nicchia centrale, tanto da poterla ammirare dall’esterno della struttura di piccole dimensioni, la quale a sua volta volge verso il promontorio marino e le tante distese di olivi.
Di grande folklore e importanza storica è la processione che vede la statua del santo in giro per le strade del paese, un rito antichissimo che esprime lo stretto legame tra gli asceoti e il santo. La processione avviene ogni anno il 13 giugno per la commemorazione della sua morte e non solo, in quanto le festività dedicate alla sua figura si estendono per tutto l’anno: il primo martedì di agosto in ricordo del colera del 1836; il 9 ottobre il suo intervento per il tifo del 1900; il 15 febbraio la sua presenza per la spagnola del 1919 e 1920. La devozione e l’attaccamento verso il santo si traduce nel rito di tradizione locale, momento in cui il popolo si riunisce per celebrare la sua intercessione: la statua attraversa i quartieri del paese e i vicoli, i quali vengono adornati, per il passaggio del santo, con fiori, palloncini, festoni, scritte, luci. Tuttora, alcuni depositari di forti tradizioni, sulle proprie terrazze stendono il caro corredo o aprono i balconi al fine che il santo possa avere un rifugio sicuro mentre vengono compiuti i vari rituali, oppure i vari fedeli attendono la statua allestendo tavolini con ricami particolari. Il corteo di fedeli intona note in onore del Santo che afferiscono a canti antichi e sul capo, numerose donne, portano cinte votive, per ricordarne i vari interventi volti alla salvezza. Dai volti dei fedeli, durante i festeggiamenti, traspaiono speranze, attese, tensione e invocazioni: “come siamo stati liberati dal flagello delle malattie, così Sant’Antonio ci liberi della schiavitù del peccato”.
Inoltre, vi sono molte leggende che denotano il forte attaccamento degli asceoti verso questa figura: gli antichi raccontano di una diatriba con gli abitanti di Casal Velino per il possesso della statua. Derubata da questi, Sant’Antonio all’arrivo del fiume che delimitava il confine si fece più pesante, tanto da non riuscire a portarlo con sé, sino all’arrivo dei temerari asceoti, tra le cui mani, pare che ‘si fece come una piuma’.
Il 13 giugno il santo viene ricordato per uno dei suoi ultimi miracoli legato, anch’esso ad una leggenda popolare: pare che il santo nella calura estiva, allo stremo delle forze, abbia salvato un bambino morente nelle braccia della madre, identificata poi con la Vergine Maria. Nel 1256 viene proclamato patrono di Padova dove, nel 1231, viene costruita la celebre basilica. Il suo culto si diffuse soprattutto dopo la Controriforma, quando l’immagine del santo col sacro bambino tra le braccia apparve rassicurante alla Chiesa, sconvolta dalle contestazioni di Lutero.
Ecco che, ad Ascea Capoluogo, il 13 giugno ci saranno solenni festeggiamenti in onore di Sant’Antonio, accompagnati, quest’anno dall’inaugurazione della suggestiva cappella con la presenza del Vescovo Ecc. Rev. Mons. Ciro Miniero, che per l’occasione presiederà la celebrazione Eucaristica. In questa occasione il patrono Sant’Antonio ritorna alla sua ‘Casa’, ristrutturata e abbellita proprio nel giorno della sua festa e con un nuovo impianto di illuminazione, che farà risplendere la piccola e suggestiva cappella anche durante la notte. Nella prima mattinata il programma prevede una prima parte della processione per i quartieri alti, a seguire il rito solenne con apertura del portale della cappella, la celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo della Diocesi di Vallo della Lucania. Una seconda parte della processione avverrà per le vie centrali del paese, con accompagnamento della banda musicale. In tarda serata, dopo l’intronizzazione del Santo, ci sarà un rinfresco come momento di fraternità e intrattenimento accanto alla cappella con la partecipazione della cover band “Noi Nomadi”.