Cilento ha le risorse ma non vengono sfruttate
La crisi idrica che sta colpendo l’area a Sud di Salerno si fa sempre più preoccupante. Consac e Asis, le due società che gestiscono la rete idrica, hanno già lanciato l’allarme. Anche il Consorzio Sinistra Sele ha manifestato timore. Il geologo Franco Ortolani, però, è convinto che il Cilento abbia le risorse per fronteggiare la crisi e il problema non è rappresentato dalla siccità, bensì dagli sprechi.
“Solo nel Golfo di Policastro tra Sapri , Villammare e Palinuro si disperdono direttamente in mare oltre 5000 litri al secondo di acqua potabile – spiega l’esperto – Attorno ai serbatoi naturali carbonatici da Capaccio a Campora e a Sanza sono recuperabili altre centinaia di litri al secondo mediante pozzi. E non è finita: la centralina idroelettrica di Sicilì a valle di Caselle in Pittari, usa circa 3000 litri al secondo di acqua potabile per produrre per alcune ore energia idroelettrica. E si è parlato solo delle risorse macroscopiche”.
La soluzione quindi potrebbe essere semplice: è necessario capire e programmare il rifornimento idropotabile:” operazione che prima era banalmente risolta – spiega Ortolani – Oggi sembra, data la qualità delle menti responsabili dell’approvvigionamento idropotabile, che sia una operazione da extraterrestri. Certo bisogna avere idee chiare, per progettare, procurarsi i finanziamenti e…operare per attrezzare degnamente il Parco Nazionale del Cilento”.
In un contesto di cambiamenti climatici, dunque, secondo Ortolani è opportuno fronteggiare i problemi attuali, ma anche programmare il prossimo futuro. “Non si può più campare male alla giornata quando i problemi sono prevedibili e la risorsa idrica c’è”. L’esempio è dato dalla sorgente Fistole di Rofrano “alla condizione che prima sia realizzato un bacino (o più bacini) per accumulare l’acqua di ruscellamento lungo il Mingardo in modo da avere una risorsa idrica disponibile per garantire il deflusso vitale lungo il fiume durante il periodo non piovoso. Questa proposta l’ho già fatta più di trenta anni fa! Invece ogni anno in agosto il tratto terminale del Mingardo si prosciuga completamente…alla faccia dell’area protetta ambientalmente”, conclude il geologo.