Secondo le accuse la tragedia poteva essere evitata
CAPACCIO PAESTUM. Tre persone sono state rinviate a giudizio per la morte di una bimba di dodici anni. Secondo la Procura, infatti, la tragedia poteva essere evitata. I fatti risalgono al 31 luglio 2014: la bambina annegà in località Ponte di Ferro. La piccola originaria di Caivano, in provincia di Napoli, era in spiaggia insieme ai genitori. Poco prima delle 13.30 era quindi entrata in acqua con il padre per fare un bagno. Ma all’improvviso fu trascinata al largo dalle forti correnti e dal mare agitato. Il papà tentò di tutto per cercare di raggiungerla, ma senza riuscirci. Anche lui ebbe non poche difficoltà a restare a galla e fu necessario l’intervento dei bagnini per assisterlo. Alcuni bagnini la raggiunsero e la tirarono fuori dall’acqua, mentre in contemporanea si allertava la centrale operativa del 118 per fare arrivare i soccorsi. Purtroppo quando giunsero a riva il cuore della ragazzina aveva già cessato di battere. A processo il titolare dello stabilimento balneare, il bagnino (entrambi per omicidio colposo) e il militare della Capitaneria di porto che stilò la relazione di servizio, accusato di favoreggiamento e falso in atto pubblico per non avere evidenziato le presunte negligenze. A settembre prossimo l’inizio del processo. Sul banco degli imputati ci saranno, Stefano Mauro, il gestore del lido accusato di non aver segnalato la situazione di pericolo issando la bandiera rossa; il bagnino Amedeo Milite, che secondo il pubblico ministero Maurizio Cardea intervenne in ritardo, senza notare in tempo la bambina che annaspava in mare; e il militare Raffaele Taddeo, che giunse sul luogo dell’annegamento e per gli inquirenti chiuse un occhio, omettendo elementi che avrebbero segnalato responsabilità colpose.